giovedì 17 agosto 2017

Prima aveva perso il violino, distrutto dagli agenti durante il corteo del 24 maggio. Poi, la libertà: il 27 luglio, era stato arrestato a Caracas, sempre durante una dimostrazione, e accusato di «istigazione alla sovversione» e «possesso di sostanze incendiarie». Ieri, la svolta: Wuilly Arteaga è stato rilasciato dopo 19 giorni in cella.

Un fatto simbolico nel Venezuela sull'orlo del baratro. La musica di Arteaga, violinista di 23 anni, ha fatto da sottofondo alle proteste che per quattro mesi si sono susseguite nel Paese contro il presidente, Nicolás Maduro. Wuilly era cresciuto in strada: a salvarlo dalla miseria era stato il sistema delle Orchestre giovanili, creato dal defunto José Antonio Abreu, vicino al chavismo.

Anche Wuilly era un ammiratore di Chávez e, poi, del successore, Nicolás Maduro. Negli ultimi tempi, però, Arteaga aveva cominciato a prendere le distanze da quest'ultimo. A farlo passare nelle file dell'opposizione, la morte, il 3 maggio, del musicista 18enne Armando Cañizales, ucciso dalle forze di sicurezza durante una manifestazione. Wuilly aveva voluto suonare al funerale dell'amico. Da allora, aveva accompagnato ogni corteo con il violino. Il giovane si piazzava là, nella mischia, ed eseguiva l'inno nazionale. Incurante delle tensioni, Arteaga continuava a suonare.

La musica era il suo grido di protesta, pacifica. È andato avanti così fino al fermo. Ora – dicono i conoscenti – vuole riprendere. Sempre che possa farlo. Wuilly – secondo quanto ha denunciato –, in carcere sarebbe stato picchiato e avrebbe perso l'udito all'orecchio destro. «Non importa – ha detto –. Mi bastano le mani».

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