sabato 16 settembre 2017
Non ha esitato un attimo Ahmed Ripon, diciottenne del Bangladesh arrivato in Italia un anno fa su un barcone e, dopo l'accoglienza in un centro per minori stranieri non accompagnati, giunto a Gioiosa Jonica come richiedente asilo. Domenica pomeriggio era sul lungomare della cittadina della Locride e ha sentito un bambino piangere chiedendo aiuto. «Ho visto una testa uscire dal mare. Quando ho capito cosa stava succedendo – racconta il giovane migrante – ho buttato via tutto, zaino e cellulare, e mi sono tuffato. Per tre volte ho provato a prendere la mano del piccolo ma non ci riuscivo, le onde erano troppo forti e mi riportavano verso la riva. Ho tentato ancora una volta e finalmente sono riuscito a toccare il bimbo, ad afferrare la sua mano e riportarlo verso la riva. Aveva tanta paura, piangeva. Gli ho detto: "Stai tranquillo, non piangere, ora sei salvo". Poi si è calmato ma a me girava la testa. Appena ho visto il bambino non ho pensato a niente, poi quando ho capito che era salvo ho ringraziato Dio e mi sono salite paura e stanchezza».
Ma quanto fatto cancella tutto: «Sono contento, perché questo bambino è come nato per la seconda volta. Ho pensato che forse per questo la vita non mi ha portato a Gioiosa», chiude Ahmed con una naturalezza figlia dei suoi 18 anni e un'umiltà che insegna molto, a tutti. «Siamo grati a Ripon», racconta la mamma che aveva inutilmente provato a raggiungere il figlio in mare. «Se non ci fosse stato lui..., ma non ci voglio pensare. Ripon è stato il nostro angelo. Potrà sempre contare su di noi, gli saremo per sempre grati».
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