mercoledì 19 maggio 2010
Ieri in pagina finalmente riflessioni più placate sull'oggi della Chiesa, tra cui su "Liberal" quella saggia di Luigi Accattoli. Tre eccezioni. Sul "Foglio" (p. 3, riassunto da Marco Burini) il pensiero dello storico Adriano Prosperi che guarda tutto "da fuori" e trova vano ogni sforzo di autoriforma della Chiesa perché nella sua essenza - giudizio secco - essa è estranea alla vera religione di Cristo, l'ha sempre tradita nei secoli e quindi oggi "si batte contro il pluralismo" ed ogni parvenza di modernità e libertà vera. Critico sul "Corsera" (p. 47), ma in proprio, anche Sergio Romano che parte - e arriva, fermandosi solo lì - da qualche notizia sul movimento "Wir sind kirche" - "La Chiesa siamo noi" - secondo cui "la gerarchia sta morendo", e anzi "prende dei farmaci per affrettare la propria fine". Per lui oggi "la Chiesa di Benedetto si arrocca nella difesa di se stessa"mentre molti dei suoi fedeli hanno già abbandonato la fortezza" senza futuro. Ammirevoli sicurezze di Romano sui "fedeli". Chi erano, domenica a San Pietro, quei 200.000? Mistero! Su ciò "Europa" (p. 1) - che forse si pensa "dentro" - offre una lettura stupefacente di Massimo Faggioli: i Movimenti ecclesiali sono stati riuniti dalla Cei a San Pietro non per "aprire un dibattito" sullo scandalo pedofilia, come si farebbe ovunque all'estero, ma per difendere il Papa, "prima e ultima istanza per l'identità cattolica", e ciò rivela "una strisciante strategia per uscire dallo scandalo pedofilia: addossare le colpe al pontificato precedente per salvare il papa attualmente regnante". Che dire? Dei tre questo è davvero il più "fuori"!
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