sabato 9 novembre 2002
I ricchi rifiutano spesso di aiutare noi poveri, mentre i poveri danno tutto quello che hanno per aiutare chi non ha niente" Dovrebbe essere altrimenti, ma i ricchi non hanno il tempo di perdersi con noi poveri. A parlare così, con amara verità, è Jeeter Lester, il protagonista del romanzo più noto che lo scrittore americano Erskine Caldwell pubblicò nel 1932 intitolandolo La via del tabacco e ambientandolo nelle campagne degli stati del sud (l'autore era nato appunto in Georgia), romanzo divenuto anche un bel film di John Ford (1941). Sappiamo tutti, a partire dai sacerdoti per le loro opere parrocchiali o caritative, che, se non ci fosse la gente semplice con le loro offerte, strappate magari a una modesta pensione, non si potrebbero sostenere tanti emarginati e non si costruirebbero neppure tante chiese o strutture benefiche. Il ricco dona forse una cifra rilevante, ma lo fa raramente, esigendo lapidi e riconoscenza, titoli di benemerenza e ammirazione. Tuttavia il vero e costante sostegno viene solo da chi «dà tutto quello che ha per aiutare chi non ha niente», senza suonare le trombe, anzi, nel più modesto silenzio e anonimato. E Caldwell in quel suo brano sembra quasi evocare le parole del Vangelo: «Gesù vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli, e disse: In verità, vi dico: questa vedova povera ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta qualcosa del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere»
(Luca 21, 1-4).
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