venerdì 12 agosto 2016
Passare da una condizione di paralisi completa diagnosticata anni e anni fa a una di paralisi parziale, in cui è possibile fare alcuni movimenti volontari dei muscoli, avvertire stimoli dolorosi o sensazioni tattili. È il prodigioso miglioramento di otto pazienti al termine di un anno di "riabilitazione hi-tech", utilizzando "lettori di pensiero" che traducono le onde cerebrali in azioni (le cosiddette interfacce uomo-macchina), tecnologie della realtà virtuale come avatar, arti robotici, indumenti ultratecnologici che trasmettono ai loro corpi stimoli esterni. A riferire di questo risultato clinico è la rivista Scientific Reports. L'ottimo esito della terapia ad alto tasso di tecnologia è il frutto di una ricerca condotta da un pioniere nel settore delle protesi robotiche, Miguel Nicolelis della Duke University di Durham (Carolina del Nord). In pratica questi pazienti sono usciti dal silenzio assoluto dei sensi in cui erano stati condannati da incidenti gravi di vario tipo. Il loro sistema nervoso è stato come riprogrammato dalla riabilitazione ultratecnologica e i pochi nervi rimasti intatti dopo il trauma sono riusciti a risvegliarsi e riorganizzarsi, consentendo il ripristino parziale di funzioni motorie e tattili. «Finora non si era mai assistito a un recupero del genere in pazienti con paralisi completa», evidenzia il ricercatore. La sperimentazione, che potrebbe giovare anche ad altre malattie come il Parkinson, andrà avanti. Gli esperti stanno registrando altri miglioramenti e hanno intenzione di pubblicare presto altri dati. È il lato bello della tecnologia e dei robot, che non servono solo a sostituirsi all'uomo, ma spesso si rivelano strumenti di aiuto.
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