mercoledì 27 maggio 2009
Ancora sul "Giornale". Ieri segnalavo l'evidente balla attribuita domenica a Edward Shevardnadze sul viaggio in Polonia di Giovanni Paolo II, chiesto da lui e da Gorbaciov giunti apposta a Roma in aereo e ottenuto in un giorno. Fantasia al galoppo! Per fortuna il brano - presente nella prima edizione notturna - è poi sparito dalle ribattute. Buon segno: in redazione c'è ancora chi legge e ragiona. Ma sempre "Giornale", ieri, ecco Mario Cervi che a p. 12 ragiona e ammonisce: "Guai appoggiare il Vaticano solo se conviene". Ce l'ha con la sinistra che ora applaude Benedetto XVI che a Cassino ha ricordato i diritti della povera gente, disoccupati, precari e immigrati. "Le prese di posizione Vaticane " scrive Cervi " rischiano (sic!) di diventare troppo spesso la pietra di paragone del giusto e dell'ingiusto nella vita pubblica". Dunque: ora valgono, e ora no, a seconda di interessi variabili. Tu allora guardi i giornali " tutti! " e ti accorgi che da noi questa è" "unità nazionale". Il Papa difende vita e dignità di nascituri, malati terminali e famiglia fondata sul matrimonio? Da una parte osanna (quasi) generale " già: ciascuna ha i suoi con/Fini " e ripulse acide dall'altra senza confini. Il Papa difende vita e dignità di operai, disoccupati, precari e immigrati? Osanna generale da quest'altra, salvo gli irriducibili a prescindere, autoproclamatisi "laici" ad uso multimediale e ripulse mascherate di ragionamenti dalla prima, come nel caso appena visto. Che dire? Con "Avvenire" - ieri, p. 5 - che sempre e comunque, a difesa della vita dell'uomo reale, trovi solo la Chiesa"Vero "rischio" è non pensarci su.
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