mercoledì 27 giugno 2012
Appendici e rettifiche: più o meno gradite e piacevoli. Mi sono giunte molte reazioni a proposito del tris di "lupus" su fede e scienza in replica alle tirate con cui Augias su "Repubblica" sosteneva che Einstein era ateo e – come affermato da lui tante volte – che scienza e religione non possono che contraddirsi a vicenda: aut-aut! Ecco allora due postille. 1. «Poca scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui». Parla Louis Pasteur (1822-1895): non pare fosse uno sprovveduto, in scienza. 2. «Scienza e religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno l'una dell'altra per completarsi nella mente di un uomo che pensa seriamente». Qui a parlare è Max Planck (1858-1947), premio Nobel per la fisica 1918. Dunque chi sostiene il contrario – il che è ovviamente libertà – fa propaganda, ma non «pensa seriamente». È il caso di non insistere nello screditarsi… Altro recupero, stavolta felice. Lo storico Alberto Melloni ("Corsera", 6/5, p. 36: «E nel Vaticano II torna la "razza" ebraica») segnalava quello che a suo parere era stato un colpo di mano di qualcuno, all'interno del sito internet della Santa Sede – www.vatican.va – che di recente aveva introdotto il termine «razza» al posto di «stirpe», nella traduzione italiana di un passo di San Paolo all'interno della "Nostra Aetate" (dichiarazione del Concilio sulle relazioni con le religioni non cristiane) con evidente – per lui – intenzione malevola nei confronti dei «nostri fratelli maggiori» ebrei. Ebbene: visitato e controllato di persona: il testo è stato restituito alla precedente traduzione: «stirpe». Talora certi "corvi" – magari credendo di essere interpreti del bene sommo – volano proprio bassi, e stavolta il ruolo della stampa è stato utile e necessario. Storia maestra di vita? Talora anche di attualità giornalistica.
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