venerdì 29 agosto 2014
Ieri ("Corsera", p. 34) Stefano Montefiori "recensisce" un libro del francese E. Carrère (640 pp.) sull'«alba del Cristianesimo, i primi 50 anni della Chiesa» e la «vita di San Luca, il più misterioso degli evangelisti» che «con l'aiuto di san Paolo» è «riuscito a trasformare una piccola setta ebraica nella religione capace di conquistare il mondo». Segue bignamino delle avventure tra "spudoratezze" e "lettere erotiche" del suddetto Carrère, da giovane «immerso nella fede... messa, confessione, comunione, meditazione sul Vangelo», ma ora ferocemente ateo che – «domanda centrale» del libro! – si chiede «com'è possibile che così tante persone credano realmente che un ebreo di 2000 anni fa, nato da una vergine e resuscitato tre giorni dopo essere stato crocifisso, tornerà per giudicare i vivi e i morti?» Già: che incredibile follia! Il recensore pare entusiasta, ma sorprende che proprio Luca, il più accurato degli evangelisti, il cui prologo è da sempre paragonato a quello del grande storico Polibio, sia detto «il più misterioso». Ed ecco l'elogio finale: «Indagine sull'uomo, e grande letteratura». Vai a p. 21: «La Perpetua ciarliera». Tema diverso: chiacchiere! Però viene a proposito.
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