venerdì 13 aprile 2012
Del Piero, Totti, Zanetti: le Bandiere esistono ancora. Con curricula esemplari - e non misteriosi - talvolta ignorati per valutazioni tecniche obiettive, molto più spesso per arroganza e incompetenza. I bordocampisti che perseguitano Del Piero con la domanda «cosa farai in futuro?» non hanno ancora capito - e nessuno glielo ha spiegato - che la domanda dovrebbero girarla a Andrea Agnelli, il giovanotto che, investito del ruolo di presidente, esternò convinto che «questa è l'ultima stagione di Del Piero alla Juve». E anche Luis Enrique - cui confermo la fiducia e simpatia concessigli, per quel che conta, al suo esordio romano - dovrebbe evitare di minimizzare le ormai rare imprese di Totti che evidentemente ce la mette tutta e in particolare ha posato su di lui la potente mano protettiva, cosa che non fece con Ranieri e Montella. Complimenti a Stramaccioni che - secondo la lezione di Di Matteo al Chelsea post Villas Boas - ha organizzato un “largo ai vecchi” clamoroso, sicuramente malvisto dai progressisti e tuttavia utilissimo, visto che in tre partite il tecnico Baby Face ha realizzato sette punti: prima ci volevano due mesi. Moratti è lieto ma confuso. O confuso ma lieto. Ma torniamo alle Bandiere, quelle che non esistevano più, come le mezze stagioni (sarà un caso, ma nel 2012 sono tornate di moda mezze stagioni e Bandiere): penso che dopo annoso quanto inutile dibattito sia il caso di rivedere la definizione, fino a oggi riportata dai dizionari come “guida” magari “morale”, o più semplicemente “giocatore rappresentativo per la storia di una squadra”. Io preferirei ridefinirli Professionisti. E non ditemi che è una banalità («mancanza totale di originalità», dai dizionari), piuttosto è mancanza (quasi totale) di professionalità quella che affligge decine di pedatori dati al Velinaggio, al Danzereccio, al Nottambulismo (“We Shall Dance All Night” è il loro inno): dalle mie parti, ai tempi d'oro, si parlava di “Biassanot”, ovvero mangiatori della notte, ma non si trattava di calciatori bensì di viveurs (anche proletari), roulettisti, pokeristi, tabarinisti. E giornalisti. La storia di Del Piero, di Totti, di Zanetti e fortunatamente di altri giocatori illustri o meschini eppur sull'onda per i miracoli che ancora sanno fare (vedi Di Michele a Lecce, Bellini con l'Atalanta) è fatta di successi, di gol, ma anche di mille sacrifici per mantenersi fisicamente in ordine, pronti a rispondere all'appello del Mister, fortunato quando può giovarsi di giocatori talentuosi dotati di intelligenza, resistenza e generosità. Mi piace, per l'occasione, celebrare una Bandiera fuori ordinanza, nel senso che non gioca più ma è comunque più importante di chi dà calci: dico di Antonio Conte - colui che ha riportato alla Juve non solo la vittoria ma la Juventinità - primo protagonista degli spettacoli organizzati allo Juve Stadium (non stedium...).
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