giovedì 6 maggio 2010
Martedì ("Corsera", p. 42: «Gli scandali" e l'universalità rinata della Chiesa») in dialogo rispettoso con altri autori e con la realtà dei fatti Carlo Cardia sul difficile oggi della Chiesa cattolica. Diversissimo, stesso giorno ("Repubblica", p. 28: «La religione e la democrazia»), Paolo Flores proclama di aver letto lì su "Repubblica", nientemeno a firma Navarro Valls, la «pubblica confessione» del «programma teocratico» di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e sprezzante fa un solo "fascio" degli «umori e desiderata della Chiesa vaticana» e dell'Italia con la sua storia, proprio per colpa del «potere» della «Chiesa vaticana» tutta di miseria e senza alcuna nobiltà. Perciò carica a testa bassa ogni ipotesi che qualunque «religiosità umana» possa avere «verità» e quindi essere «bene comune» da tutelare. Se si pensa così " scrive " «l'ateo, lo scettico, il miscredente, qualsiasi cittadino che non si riconosca in alcuna "religiosità umana" verrebbe irrimediabilmente colpito da ostracismo, e declassato a cittadino di serie B». Che dire? Che l'ossessione di Flores, esibita in pagina multipla tra giornali e mensili in perpetua (s)crociata, è «confessione pubblica» di un programma «ateocratico» coessenziale al suo modo di pensare. «Ostracizza» e «declassa» infatti ogni uomo comunque religioso a cittadino di seconda classe, e ogni uomo di Chiesa allo stato di chi può parlare solo di cose celesti, possibilmente irreali e, dunque, illusorie. Ecco: torni «la Chiesa del silenzio»! P.S. Mentre scrivo vedo su Raitre Augias e Zagrebelski: stessa ossessione, con qualche furbizia (scorretta) in più!
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