venerdì 23 settembre 2016
Altro che “Neet”, ragazzi che non studiano, non lavorano, né si formano. Molti giovani e giovanissimi sono impegnati a star vicino a genitori, nonni, zii fragili o malati.Alba a 15 anni faceva da mamma a sua madre, bipolare. Viola a 17 anni correva dietro alla sua mamma alcolista. Paola, con una madre malata di tumore, si divideva tra la scuola e il lavoro per tenere in piedi la famiglia. Sono tre storie di adolescenti caregiver, che hanno dovuto crescere in fretta per assistere un genitore malato. Secondo l'Istat (dati del 2011) sono 169mila ragazzi tra i 15 e i 24 anni (pari al 2,8% della popolazione di questa fascia d'età) che si prendono cura di adulti o anziani fragili. Di loro, però, si parla poco.«È un mondo segreto e durissimo», scrivono Stefania Culurgioni e Daniela Palumbo, autrici dell'inchiesta del numero di ottobre del mensile “Scarp de' tenis”, «Caregiver. Costretti a prendersi cura». «Teenager sacrificati alla famiglia, perché i soldi in casa sono troppo pochi per pagare un badante – scrivono le due giornaliste –. Ma anche perché, quando un padre o una madre non sono più in grado di lavorare e i risparmi sono stati erosi, non c'è altro da fare: devono pensarci loro. Sacrificando studio, tempo libero, loro stessi».Quasi un terzo dei giovani in Italia fra i 18 e i 29 anni non lavora, non studia, non ricevono formazione. Sono i cosiddetti “Neet” (not in education, not employment, or training). Il dato è noto. Meno conosciuto, rivela Scarp de' Tenis, è il rapporto molto stretto fra “Neet” e giovani caregiver.
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