sabato 27 marzo 2010
Ieri, chiusura del Tg1 delle 13, uno scrittore esordiente ricorda che don Pino Puglisi, martire della mafia e suo professore, insegnava che «la verità rende liberi» e continua: «Bisogna essere ribelli per le uniche cose che contano, la verità, la bellezza e il bene». Perfetto! Ma possibile che in redazione " autrice, caporedattore, impaginatori ecc. " nessuno ricordi che la citazione di don Puglisi è l'eco di parole di Cristo e di tanti brani biblici, e che le tre modernissime cose che «contano», la teologia scolastica le chiamava «trascendentali», proprietà dell'Essere stesso: «Verum, pulchrum, bonum»? Dunque giovanissimo scrittore e ammirata intervistatrice scoprono le modernissime radici cristiane: più qualcuno vuol mandarle giù, più tornano su! Novità ovvie, altre problematiche. È il caso per esempio del titolone su "Repubblica" (17/3, p. 25): «Reato dare del "gay" con intenzione di offendere»! Un dubbio: ma «gay», come tale, è offensivo? Dicevano che fondamento del diritto è sempre il «factum», non le intenzioni, ma recenti sentenze " vedi la vicenda Eluana " seppelliscono la saggezza antica e le sue certezze. Sostituite subito da altre azzardate, però. Ieri per esempio sul "Riformista" leggo una pagina di anatomia redazionale dell'episcopato italiano, vivisezionato in correnti e sottocorrenti in chiave elettoralistica, da Genova a Torino, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Roma, a Napoli e a Palermo, con retropen-sieri sulle diocesi minori: tutti incasellati in fila, assegnati a questa o quella corrente. Leggi e sorridi. Forse certe certezze vanno oltre i limiti: «calzolaio, fermati alla suola!»
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