venerdì 6 settembre 2002
 Molti appassionati del liquore, spesso, si organizzano per produrlo in proprio, approfittando del piacere che ne provano a berlo.È ancora abbastanza consueto, quando si consumano pasti particolarmente abbondanti, bere alla fine del pasto un liquore forte o amaro.Spesso gli amari preparati in proprio sfruttano molte essenze o aromi, magari raccolti in montagna e poi messi a macerare nell"alcol e le ricette sono di antica memoria.Queste sostanze vegetali amare, grazie a particolari componenti non alcolici, provocano un aumento della secrezione salivare e gastrica.Prove scientifiche hanno appurato che se la  sostanza amara pura, la radice di genziana, legno della Quassia amara, viene introdotta direttamente nello stomaco, non si è ottiene alcun aumento apprezzabile della secrezione gastrica e quindi non si ottiene una buona digestione.Ciò significa che, per provocare la secrezione del succo gastrico, è necessario che il sapore amaro venga percepito dal nostro gusto.Infatti, nella parte posteriore della lingua sono situati particolari organi di senso, le papille, che captano il sapore amaro e lo trasmettono al cervello, da dove parte uno stimolo, che giungendo allo stomaco, induce la secrezione gastrica. Quindi assumendo un amaro, noi attiviamo la digestione grazie ad un riflesso nervoso.Il grosso problema che ci assilla bevendo liquori, specie se fatti in casa, è l"eccessivo contenuto di alcol che è quindi poi ingerito.Bisogna prestare molta attenzione, perché se bere normalmente un buon bicchiere di vino mangiando è salutare, bere un liquore superalcolico, è, in genere, dannoso, a meno che non se beva poco e con una frequenza molto limitata nel tempo.
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