martedì 7 febbraio 2017
«Ma 'ndo stà la tua misericordia»? Così, sui muri in giro per Roma e in pagine disposte alla malevolenza: domanda falsamente popolare, ma molto “plebea” a nome di una nota e autoproclamata aristocrazia della fede che si crede “papalina”, ma difende interessi che hanno ben poco di evangelico e di veramente legato a Roma, «di quella Roma onde Cristo è romano». La volgarità richiama alla mente quella sentita di persona in bocca illustre, e da secoli “aristocratica”, quando Paolo VI (12/9/1970) abolì la cosiddetta Guardia Nobile. Allora veleni in pagina. Oggi anche su un manifesto di autori anonimi, ma fino a un certo punto. Leggi e ti viene in mente altro. A Roma, sull'Appia, risuonò una domanda simile, «Quo vadis?», ma con Autore più illustre, nobilissimo e di un altro Regno, e con destinatario – allora – Pietro: come dire? Uguale e diverso insieme. Oggi è rivolta al suo Successore, che disturba interessi e consorterie che non tollerano il programma di «conversione del Papato» (EG. 32) e di riforma della Curia come passi di un ritorno alle fonti. La leggenda racconta che Pietro stava andando via, da Roma, e fu ricondotto a varcare la Porta, o quella oggi detta di San Sebastiano o quella detta Latina. Novità assoluta, oggi, dunque? Macché! Nei giorni della prima visita alla Sinagoga, e in quelli del primo incontro ad Assisi anche per san Giovanni Paolo II, del quale magari qualcuno degli anonimi oggi si vanta discepolo, i «quo vadis» equivoci furono molti. Fu – leggi su “Repubblica” (5/2, p. 17) – una vera «svolta» e lui andò avanti. Oggi la risposta è la stessa: (“Corsera”, 5/2, p. 15) «...Il Papa: serenità e distacco... Loro fanno il loro lavoro, io faccio il mio». Il lavoro del Papa! Certi nostalgici “attacchini” di manifesti di oggi ripensino a come lo concepiva qualche Papa di tempi da loro ammirati, magari negli anni di Girolamo Savonarola... E ringrazino Dio.
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