giovedì 1 febbraio 2018
Dume ha vent'anni anche se per lui la cognizione dell'età pare remota, infatti quando gli abbiamo chiesto i documenti per verificarla è sembrato smarrito. Stiamo parlando di un analfabeta nella lingua madre: cresciuto ai margini del deserto sudanese, Dume non è mai andato a scuola. Ha cominciato a farlo soltanto in Italia. Un giorno è stato ripreso in un servizio televisivo e il giornalista gli ha chiesto la cosiddetta liberatoria. Ovviamente il ragazzo non sapeva cosa ciò significasse. Glielo abbiamo spiegato a gesti perché non parla nessuna lingua, a parte la sua nativa africana. E lui si è fidato. Ha copiato la propria firma molto lentamente dal quaderno al modulo da riempire. Lo ha dovuto fare quattro volte, secondo la procedura legata alla tutela della privacy, impiegandoci un tempo significativo. Poi ha alzato gli occhi verso di noi e ci ha sorriso. Ho ripensato a Primo Levi, quando in "Se questo è un uomo", nel capitolo intitolato "Esame di chimica", racconta lo sguardo di ghiaccio che corse fra lui e il dottor Pannwitz: «Se io sapessi spiegare quello sguardo… avrei anche spiegato l'essenza della grande follia della terza Germania». In contrapposizione speculare ora potrei aggiungere: «Se io riuscissi a spiegare il sorriso di Dume, avrei capito cosa vuol dire essere un uomo».
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