giovedì 22 luglio 2004
In pagina enfasi come velocità: troppa porta fuori strada. Prima pagina del "Giornale" ieri e "fondo", a firma Ida Magli, sul destino dell'Europa minacciata: contro ogni accoglienza di islamici. Ma l'enfasi della catastrofica filippica le fa scrivere che "l'islam è fermo a ciò che è stato detto da Maometto" e "odia l'arte più di qualsiasi altra cosa, perché si nega ogni rappresentazione" e non va "oltre sia nel capire che nel creare cultura". Ma è così? O sulla base della proibizione di immagini relative al "sacro" così si nega all'islam ogni arte, ogni senso del bello, ogni creazione culturale in assoluto? Ci pensi un attimo e vedi lo sproposito. Mai vista una moschea islamica? Da Istanbul al Cairo, a Tunisi, e alla stessa Roma? Mai saputo di gallerie d'arte al Cairo? E quanto a cultura e scienza, dopo Averroè, Avicenna e Maimonide, mai sentito parlare di letteratura araba, o di premi Nobel ad islamici? Il rifiuto dell'accoglienza enfatizzato oltrepassa i limiti, ed è patatrac! Capita a chi accelera, anche nell'entusiasmo. Sempre ieri, sempre "Il Giornale" (p. 25) Anacleto Verrecchia si fa prendere la mano nell'enfasi anticattolica, riportando un peana in versi che esalta il suo Giordano Bruno. Tu leggi, e pur con tutto il rispetto per il filosofo vittima dell'intolleranza ridi, anche perché proprio lì sotto trovi un titolo che per caso pare una risposta diretta: "Il cristianesimo non è un cane nero". Ultimo: su "Repubblica" (p. 14) Augias lamenta che docenti di religione insegneranno altre discipline, omettendo che per farlo debbono avere la rispettiva laurea statale. Fuori strada, con l'enfasi anche i furbi.
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