martedì 27 settembre 2016
Già qui in altra rubrica, ma visti i contenuti si fa il bis. Su “Libero” (23/9) Prima pagina con grande apertura: «Il Papa attacca i giornalisti». Lì sopra tre parole, quasi insulto con pretesa di ironia: «Bergoglio si santifica». Fusione nel cervello di qualcuno... E l'indomani sempre lì (pp. 1 e interna) una firma che da sempre si proclama cattolica doc chiede «chi ha protestato contro le parole di Bergoglio»? Nessuno? Uno scandalo! Al tempo: Francesco giovedì aveva ricevuto «i vertici del giornalismo italiano», e sempre lì (23/9, p. 4) in tema con altra firma ci si lamentava come per uno sgarbo. Figurarsi! Lui per l'occasione aveva voluto stringere la mano non solo ai vip di tv e giornali, ma a tutti «i 500 che erano stati ricevuti», bambini compresi! Articolo da “indignato speciale” con pettegolezzo quasi offeso: questo Papa non conosce i giornalisti! Neppure li conoscono certe sentenziose “firmissime”! Non ci sono, non ascoltano, ma sentenziano. E si offendono: ma Francesco come si permette? Sorridi? Sì, ma vale la pena di annotare qualcosa. È davvero un “attacco”, quello del Papa? Vediamo la cronaca di qualcuno degli altri 500 presenti, anche vip del ramo. Sempre venerdì, su “La Stampa” (p. 18): «Il pontefice riceve i vertici dell'Ordine e numerosi direttori. Ai giornalisti: verità, professionalità e rispetto della dignità». Per vederci un «attacco» ce ne vuole... E già: a pensar bene talora certi colleghi somigliano proprio a quel ricoverato nei manicomi di un tempo che affacciato alla sua finestra chiedeva ai passanti: «Quanti siete, là dentro?» Dunque, la favola insegna che da qualche parte, pur di sparlare della Chiesa «in uscita», e dopo aver creduto di tenersela in tasca ben chiusa per qualche tempo, c'è chi è disposto ad “attaccarsi” a tutto. Stavolta al tram, ma col numero sbagliato: si va al deposito!
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