sabato 18 dicembre 2010
Sarà anche vero che da noi «La Bibbia (è) sconosciuta», come insegna ieri "Repubblica" (p. 36) dandone al solito " lettura sommaria, non solo facile, ma anche facilona, " ogni colpa a Papi e preti del passato, però le radici ebraico-cristiane saltano sempre fuori, a proposito e a sproposito, anche dove meno te le aspetti. Capita per esempio che lo juventino Krasic segni un gol all'ultimo secondo di gioco e sulla "Stampa" (13/12, p. 36) leggi che lui «il meglio se l'è riservato al fondo come il vino buono alle nozze di Cana». Del resto due giorni prima, ancora "Repubblica" (p. 55) Angela Aquaro sentiva l'irresistibile bisogno " tra esibizione e ridicolo " di iniziare così un articolo che racconta come la Fox lanci il suo «kolossal Narnia»: «Narnia nostro che sei nei cieli»! Ciò anche se, come per scusarsi di dover cedere troppo alla religione, fin dal titolo si annunci che «gli attori si ribellano alla lettura cristiana». Il politicamente corretto corregge subito ogni cedimento a quelle "radici". È istintivo in certi circoli di cultura detta laica. Ecco perciò " sempre "Repubblica", 13/12, p. 37, «È barbaro chi non riconosce l'essere umano» " Maurizio Bettini intervista il filosofo bulgaro Todorov, e appena questi ricorda che «una cultura che non cambia è una cultura morta» coglie al volo l'occasione per la polemica contro «il crocifisso che resta nelle aule scolastiche». Questo non cambia? E allora da noi regna una cultura morta? Domanda retorica! Ovvio pensiero in redazione. Purtroppo ovvio che ci caschi anche Todorov: là «il crocifisso non è al suo posto». Missione compiuta: radici (un po') sradicate!
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