mercoledì 19 dicembre 2012
Ieri in pagina: «L'urlo disperato di Pannella…» (“Stampa”, p. 1), «Coraggiosa battaglia di Pannella» (“Corsera”, p. 45); «Pannella: torti e ragioni» (“Il Fatto”); «Il corpo della democrazia» e «Non c'è giustizia senza amnistia» (“Il Foglio”, p. 1); «Dite che la battaglia di Pannella è di tutti noi» (“Europa”, p. 1), ecc… Conosco Pannella e gli voglio bene da tanti anni, anche se quasi mai, come i lettori sanno bene, ne ho condiviso idee e battaglie. Questa però – che i cattolici, in Italia e altrove, fanno da prima di lui – spero non sia l'ultima e che sia vittoriosa. Le carceri italiane sono una vergogna, e ciò nonostante tutta la buona volontà e la tremenda fatica degli uomini che le gestiscono e le governano tra immensi patimenti loro e, soprattutto, dei detenuti: metà dei quali in attesa di giudizio, e perciò presunti innocenti. Ricordo il ministero prezioso tra gli «ultimi degli ultimi» di un prete che da cappellano ha vissuto prima per 30 anni in carcere, a San Vittore, e poi fino alla morte è stato ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane, don Cesare Curioni . Ricordo la visita di Giovanni XXIII a Regina Coeli (26 dicembre 1958) e poi l'appello in Parlamento di Giovanni Paolo II per un cambiamento profondo, tra gli applausi generali, e ancora quello di Benedetto XVI, che ancora e echeggia e ci incalza… Parole e presenze come foglie al vento? Vero che Qualcuno ha detto che «nessuno ama di più di chi dà la vita per coloro che ama» (Gv 15,13), ma ora non è il caso, caro Marco. Allora anche da Malpelo – ultimo tra gli ultimi – un invito a bere: subito l'acqua, ovviamente intesa. Ce n'è anche un'altra, che sgorga da un'altra sorgente (Gv 4,14). Ma quella, per ora, per Pannella parrebbe su un altro pianeta…
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