domenica 14 settembre 2008
Guardare e giudicare i Papi e il papato soltanto dal di fuori e senza il minimo sforzo di comprensione del suo "interno" e della sua specifica missione è il vizietto di molti storici "laici", che si avallano reciprocamente. Così è per il tedesco Rudolf Lill, emerito di Storia moderna all'Università di Karlsruhe, del quale è appena uscito un volume su "Il potere dei Papi", che il suo omologo Sergio Luzzatto si affretta a segnalare sul Corriere della sera (giovedì 11). Par di capire, dalla recensione, che il libro ripeta le solite cose vecchie e arcinote. Per di più il titolo del Corriere sembra fatto apposta per deludere i lettori in cerca di novità: «Quella secolare lotta nella Chiesa tra libertà (sconfitta) e gerarchia». Già sabato aveva pubblicato la recensione del sociologo Giulio Giorello a un analogo pamphlet ("Quando Dio entra in politica"). Evidentemente per certa storiografia nihil sub sole novi. C'è, però, una pagina della Stampa (stesso giovedì) che pare scritta apposta da Gianni Vattimo per avvalorare le storie di Lill e Luzzatto. Il filosofo ricorda il collega statunitense Richard Rorty, autore di "La filosofia e lo specchio della natura" (1986), di cui dà una sintesi estrema: se Heidegger aveva detto che «l'essenza del nostro stare al mondo consiste nel contemplare la verità oggettiva e nell'osservarla», per la filosofia del Novecento «il valore supremo non è la verità come descrizione oggettiva», ma «l'accordo con gli altri» in cui consisterebbe «la carità». Strani concetti; una carità che non sposa la verità e una filosofia che si accontenta di un compromesso.
VA PENSIERO...
La comica Sabina Guzzanti, che in piazza Navona sbeffeggiò pesantemente il Papa, ora rischia la galera. Penso che Benedetto XVI l'abbia già perdonata. Mi preoccupa, però, che Michele Serra in difesa della Guzzanti scriva (La Repubblica, venerdì 12): «Stiamo parlando della libertà di pensiero». Ma davvero quello di Sabina è pensiero?

IL BOSONE E DIO
Grande successo (mediatico) dell'esperimento di Ginevra, che tenta di produrre un "Big Bang" artificiale «per capire l'universo» (La Stampa, mercoledì 10) e «trovare la particella di Dio», vale a dire il nucleo da cui sarebbe esploso l'universo stesso. Qualcuno ha scritto: «Di Dio non c'è traccia». Da semplice lettore, mi pare che l'eventuale Big Bang artificiale non potrà dimostrare altro che, per produrre quello autentico, c'è voluto, in ogni modo, Qualcuno che ci mettesse il materiale, magari il "Bosone di Higgs" (l'ipotetica prima particella elementare mai osservata) e le desse la prima spinta lasciando alla fine, come esile traccia di sé, tutto il Creato.

GEMELLI
Dopo il furto a una pensionata, i due nipoti della donna hanno pestato a sangue il ladro. Subito, però " annuncia il Corriere della sera (lunedì 8) " sono stati «arrestati due gemelli coetanei». Stesso giorno, stesso Corriere, da Gerusalemme: cronaca del pellegrinaggio dei parlamentari in Terra Santa. Li guida «Mons. Fisichella, cappellano della Camera e arcivescovo di Roma».
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