mercoledì 21 novembre 2018
Metti una sera a cena a Marsiai, un piccolo paese di quella provincia di Belluno martoriata dalla bufera di tre settimane or sono. Una cena in un localino raccolto, La Maison Lion, dove Simone Colle e sua moglie Saki, giapponese, esprimono tutto il gusto per l'accoglienza che entrambi hanno nel sangue. A tavola con me c'erano una decina di persone, tutte bellunesi, alcune occupate ad Agordo, in Luxottica. E mi hanno raccontato di quei tragici momenti, quando sono rimasti bloccati davanti a immagini apocalittiche, senza le linee telefoniche in funzione. Tuttavia è gente che ha sentito come propria l'azienda, tanto che il numero più basso di assenze sul posto di lavoro di un anno si è registrato proprio intorno a quei giorni tragici. Mi ha fatto riflettere questa sottolineatura, che dice di un senso di appartenenza, che poi si esprime ogni anno con la festa di Natale del 21 dicembre, dove tutte le maestranze di Luxottica partecipano, quest'anno ancora di più, desiderose di stringersi intorno al loro bene comune che è il posto di lavoro. Queste confidenze le abbiamo raccolte in un luogo che magari non avrà le stelle della guida Michelin, ma che ci ha aperto i cuori. C'era anche Denis Cadorin, un giovane che si è specializzato nella produzione di yogurt e va fortissimo, mentre il suo formaggio lo rivende ai clienti del suo agriturismo La Busa dei Sbrase di Taibon Agordino, dove la specialità in tavola è lo Schiz (formaggio fresco condito). E anche questo agriturismo, come la pizzeria fantastica di Daniele Donatelli a San Giovanni in Lupatoto (Verona), non avranno mai la stella, anche se le soddisfazioni dei clienti che ritornano e passano la parola sono alte. La guida Michelin è stata presentata a Parma venerdì, con l'annuncio di nuove stelle calate su locali gestiti da giovani. Ma se questa pattuglia di emergenti ha avuto gratificazione, come Mauro Uliassi che è il nuovo cuoco tristellato, per quella guida di stampo "francese" tutto il resto è immutato. Come se non ci fosse più possibilità di crescita, nonostante la continua sperimentazione di cuochi bravi, ma già quasi anziani per la guida che sembra aver deciso di archiviare una generazione. Non si spiega infatti come mai i coniugi Grange de La Clusaz di Gignod, straordinari sempre, abbiano inspiegabilmente perso la stella, così come la famiglia Rota dell'Antica Osteria dei Camelì di Ambivere. Nessun giornale ha stigmatizzato questo: il giorno dopo solo articoli dettati dalle agenzie, acriticamente tutti uguali. Ma nessuno si accorge che la guida francese rappresenta parzialmente l'Italia, che è invece fatta da locali fantastici come La Maison Lion, di agriturismi autentici o di pizzerie che esaltano un simbolo del nostro Paese? Noi questa sudditanza psicologica alle stelle proprio non la capiamo.
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