venerdì 5 marzo 2021
Ho trovato su una bancarella un numero del marzo 1961 del "Contemporaneo", un mensile d'area comunista degli anni del disgelo che ha in copertina la foto di un leader africano che fu per la mia generazione una figura importantissima, quanto e più, anni dopo, del Che. Parlo di Patrice Lumumba, guerrigliero e poi principale leader nella decolonizzazione del Congo, un politico di ispirazione pacifista e che si dichiarò nonviolento, nei limiti in cui questo gli era possibile. Fu a capo del primo governo indipendente del vasto paese grazie al compromesso con Kasavubu, esponente del nazionalismo d'impronta tribale. Di lui scriveva sul "Contemporaneo" Romano Ledda, che aveva potuto incontrarlo e che ricordava una sua frequente battuta: «Il Congo mi ha fatto, a me tocca fare il Congo». Fu il principale artefice della liberazione congolese dall'atroce colonialismo belga, uno dei peggiori della storia dell'Otto e Novecento, ma fu proprio la sua maturità di vedute, il suo sforzo di tenere unito il paese e contribuire alla storia di un'Africa libera dal peso dell'oppressione e dello sfruttamento europeo a decretarne la morte, voluta da Kasavubu e messa in atto da Moisé Ciombe, che capeggiò la secessione del Katanga. Alle sue spalle, dicono gli storici, losche manovre europee, sostegni armati ai secessionisti. Lumumba (volto affilato, baffi e barbetta a pizzo, nei telegiornali del tempo sempre pacato e ragionante) fu un mito per tanti (ricordo il pianto della redazione di "Jeune Afrique" a Parigi) e in Italia un bravo regista, Valerio Zurlini, si ispirò a lui per un film. Seduto alla sua destra, nato come un episodio di un Vangelo '70 a più voci, diventato autonomo in ragione della sua lunghezza. A interpretare un immaginario Lumumba fu un nero americano, Woody Strode, fedele presenza nei film di John Ford e protagonista del suo I dannati e gli eroi sul contributo dei soldati neri alla guerra civile, dalla parte di Lincoln. Ma voglio ricordare a proposito di Ciombe quel che osò fare una cara amica napoletana, che lavorava allora alla libreria Einaudi che aveva sede a via Veneto di fronte alla sede dell'Iri. Venuto Ciombe in visita ufficiale in Italia, Laura Gonzales seppe che avrebbe visitato anche l'Iri e si nascose all'alba dietro il grande portone del palazzo, munita di uova che, quando Ciombé arrivò circondato da televisioni e giornalisti di mezzo mondo e protetto da una schiera di poliziotti in borghese e non, sbucò fuori riuscendo a colpire con più uova Ciombe - una scena che fece il giro del mondo e che meritò a Laura perfino varie proposte di matrimonio di giovani africani che si sentirono vendicati dal suo gesto. Devo aggiungere che, processata per direttissima, Laura venne assolta con la condizionale da un giudice intelligente «per provati valori morali e sociali».

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