giovedì 2 febbraio 2017
Lupus felice. Domenica, supplemento culturale del “Sole 24 Ore”, sempre prezioso, doppio spunto con assonanza speciale. A p. 35 Nunzio Galantino – rubrica «Abitare le parole», titolo «Il virus della lealtà» – ragiona sul «Contagio». Da Tolstoj leggi che una vera opera d'arte tocca («tangit») chi la guarda, trasmette un'emozione e comunica una certa concezione della vita. Se dunque è qualcosa di positivo attirando l'attenzione produce «libertà interiore», nuova «capacità di essere» e quindi «autenticità di esistenza». «Contagio» benedetto, che nel caso attira al bene. Lettura interessante, ma non basta. Lì sotto, stessa pagina, si anticipa il testo della preziosa “Lectio” con la quale questa mattina a Roma nella sede dell'Ambasciata di Francia presso la Santa Sede Gianfranco Ravasi riceve l'onorificenza della Légion d'Honneur. Titolo: «Letteratura tra fede e ateismo. “Révolté” contro il banale». Il testo ricorda grandi geni della letteratura francese, da Montaigne a Molière, da Peguy a St Exupéry e poi in particolare – come si capisce dal titolo – Albert Camus, ateo pensante per il quale – come egli scrisse – esisteva «un solo problema: come essere santi senza Dio». E alla fine Ravasi ricorda il grande Maritain, con questa citazione: «Se un tempo bastavano cinque prove per l'esistenza di Dio, oggi l'uomo... ne vuole una sesta, la più completa, la più autorevole: la vita di coloro che credono in Dio».
Leggo e metto insieme i due spunti diversi: servono «testimoni» che abbiano il sapore di Dio, del Dio di Gesù di Nazareth, quello che crea «contagio» e trasmette il profumo della Santità vera. E allora? Allora ecco l'invocazione di Teresa di Lisieux – con Giovanna d'Arco santa protettrice della Francia – che rievoca il “Cantico dei Cantici” invocando il segreto di ogni efficace testimonianza: «Attirami! Noi correremo seguendo i tuoi profumi!» (Man C, f. 34, l. 2).
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