domenica 30 giugno 2013
La sentenza della Corte Suprema degli Usa, che ha sancito il “diritto” al matrimonio tra persone dello stesso sesso, entusiasma gli “eterosessuali” gay friend. Sui quotidiani (venerdì 28) si legge di tutto. Su Repubblica Stefano Rodotà sostiene che, al confronto, «l'Italia è paralizzata»; Michela Marzano, filosofa in una Università di Parigi, scrive che quella sentenza è «storica», che «l'Italia è arretrata» e che la differenza rispetto agli Usa è «la nostra vergogna». “Nostra”? Sarà sua, si vergogni pure, se le fa piacere. L'italo-americano Alexander Stille scrive che «gli americani hanno capito che la difesa dei diritti è una conquista di civiltà». Come l'aborto? Anzi, che l'omo-matrimonio è «il primato della civiltà». Un sottotitolo redazionale afferma che «la battaglia prosegue contro i pregiudizi razziali». Che strana coerenza quella di ridurre le persone gay a una razza. Qualcuno, a Repubblica, pare abbia idee un po' confuse: la pagina 26 (sulla sinistra) si apre con un titolo abbastanza equivoco: «Diritti dei gay la nostra vergogna» mentre, a destra, la pagina 27 fa pendant con il titolo «La ricchezza della diversità», cosa di cui certamente il mondo omo non abbonda. L'Unità si limita a fare sua l'uscita di Obama «Oggi siamo più liberi»: o più prigionieri di un mondo che sarà sempre più sterile e quindi più povero non solo di gioventù? Filippo Facci, su Libero, portabandiera della destra ultra, scrive che «i diritti vanno garantiti a ogni tipo di relazione. E invece a causa dei politici baciapile che rincorrono il Vaticano siamo gli ultimi in tema di libertà personali». Roba vecchia, fuori uso: l'originalità non è il suo forte. Il manifesto, infine, sorprende con la inedita duplice maggioranza della Corte Suprema (nove giudici), scrivendo che martedì «la maggioranza conservatrice» ha abolito una vecchia norma ancora razzista, mentre mercoledì «la maggioranza moderata-progressista» ha abrogato ogni divieto di nozze gay. Gran Paese, gli Stati Uniti: sono perfino plurimaggioritari. Ma, al di là del servilismo per il Paese della civiltà della pena di morte e delle armi nelle mani dei bambini, qualche rilievo è necessario. Civiltà significa anche confronto, progresso, crescita. Sennonché con il matrimonio tra persone anche fisicamente identiche tutto si può fare meno che creare diversità, alimentare il nuovo, la speranza, crescere, progettare il futuro. Alla faccia dei “progressisti” che lo propugnano, è quanto di più conservatore si possa immaginare nel genere umano.EROISMO D'ABORTOCorriere della sera, Il Tempo, Il Fatto Quotidiano, hanno reso omaggio (venerdì 28) a Wendy Davis, super suffragetta americana dell'aborto che, al Senato del Texas, per impedire l'approvazione di una legge che lo avrebbe molto limitato, ha parlato, sempre in piedi, per tredici ore ininterrotte, fino a quando, passata la mezzanotte, la proposta è decaduta come da regolamento. «Eroina indomita», l'hanno chiamata. Eroe era, un tempo, chi salvava qualche vita.“A” COME ATEIGli organi dello Stato stanno esaminando la richiesta della Uaar (Unione atei agnostici e razionalisti), sostenuta da una sentenza della Cassazione, di partecipare ai finanziamenti dell'8 per mille. Occorre risolvere il fondamentale dilemma di dove collocare la A di atei: l'ateismo è una religione o un'areligione?
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: