sabato 10 dicembre 2016
Togliere la polvere ai libri di una vecchia libreria, un po' dimenticata dalle pulizie quotidiane perché la fila degli ultimi volumi tocca il soffitto, porta a sorprese. Così nello scendere dalla mia scala pieghevole mi trovo tra le mani un grazioso piccolo libro edito dalla Queriniana nel 1928. So bene che le feste di Natale di questo anno sono dimenticate, ma la curiosità mi porta ad aprire le prime pagine e vi trovo con sorpresa, sotto il titolo: I fanciulli di Nazareth, la dedica di mio padre che dice: «A Maria Romana e Lucia in riconoscimento delle migliorate pagelle e per incoraggiare maggiori e più definitivi progressi, dona papà».
L'autore dell'opera è il vescovo di La Rochelle, Émile Le Camus, che dedica ai bambini la sua esperienza di un viaggio più volte ripetuto nella terra di Palestina. Egli che aveva consacrato la propria vita alla teologia, si definisce lavoratore ostinato dell'idea religiosa per il trionfo dell'apologetica cristiana. Ma qui si ferma nelle piccole strade di Nazareth, a quell'epoca ancor povere, per dedicare ai bambini del nostro mondo la vita modesta, le vie, le case, i giochi che ricordavano i tempi di quel Bambino figlio di un falegname e di Maria. Fotografie e disegni accompagnano, a testimonianza del testo, le scoperte di un modo di vivere di un piccolo paese d'Oriente dove non era ancora arrivata la modernità a coprire con nuove strutture la realtà antica. La fortuna di Le Camus è di aver camminato nella polvere delle strade non ancora asfaltate, di aver ascoltato antiche nenie per addormentare i bambini alla sera, di aver visto gli abiti tradizionali portati dalle donne, udito il loro chiacchierare ai piedi dell'unica fontana. In un album formato da fotografie tolte da una rivista americana, preparato da mio padre quando nel 1927 era in prigione, vi trovo la fotografia di questa fontana di Nazareth dove ancora all'epoca le donne andavano a riempire le giare da mettere poi sul capo. La fontana ha la stessa immagine di questo racconto.
Le Camus cerca nella vita dei primi del '900 l'interno delle case degli artigiani dove si dorme, si lavora, si mantengono le scorte del cibo e niente sembra mutato dai tempi di Gesù. Fotografa il mercato, le donne con i figli in braccio, ascolta il canto dei ragazzi accompagnato dal flauto, e vede ripetersi nel loro danzare vecchie tradizioni quando pensa alle parole del Salvatore che userà nelle sue predicazioni esempi di vita del popolo al quale apparteneva. Cerca i passi di Gesù Bambino quando segue la madre alla fontana, incomincia a cantare nella sinagoga i salmi e le benedizioni dei profeti, spezza il pane della povertà e dorme sulla stuoia fra Giuseppe e Maria. «Da Nazareth – scrive l'autore – Egli sarà salito sulle montagne per respirare l'aria pura del cielo e conversare da solo con Colui il cui regno era venuto a stabilire sulla terra».
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