sabato 5 luglio 2014
Vi ho visto andare via, vecchi libri, uno accanto all'altro, stipati nelle scatole di cartone. Ho passato le mani su di voi in un'ultima carezza, veloce per non piangere su una storia di un tempo sparito con l'ombra di chi vi ha letto, amato e riletto per non essere solo. Un modo per sentirsi vivo, per dare forma alla speranza, per studiare sempre anche quando poteva sembrare inutile. Sono i volumi che ho visto acquistare da mio padre, uno ad uno, con attenzione, sulle bancarelle del centro di Roma al tempo della dittatura di Mussolini. Ne prendeva in mano uno, ne sfogliava le pagine con un mezzo sorriso, con attenzione come avesse tra le dita un fragile tesoro da non far cadere. Poi apriva il portafoglio con un sospiro, quasi a persuadere sé stesso che era una spesa giusta e andava via in fretta per non avere la tentazione di acquistarne un altro lì a portata di mano. Dietro c'era qualche rinuncia, ma non importava perché oggi aveva un nuovo amico. Letture condivise con la famiglia quando l'argomento poteva interessare "le ragazze" che a dieci anni avevano appena iniziato a studiare latino e greco. L'Eneide, l'Odissea, l'arte greca, il diritto romano, Dante, le Egloghe, la storia dei Papi... tutto passava attraverso la sua voce nelle nostre menti appena aperte alla vita. Erano le prime sere d'estate quando il sole sembrava scendere più lento e l'orologio di San Pietro suonava le ultime ore del giorno e attorno alla cupola, davanti alla nostra finestra, già volavano gli uccelli della notte. I nostri genitori seduti su due poltrone nell'angolo della camera da pranzo e noi due, le più grandi, sul tappeto ad ascoltare. «Ma, Alcide, rimproverava la mamma, le bambine!», quando nostro padre davanti alle nudità disegnate dal Dorè nella Divina Commedia ci insegnava la vita e la morte, il peccato e la gloria di Dio. La cultura fatta in briciole come il pane quotidiano ci permetteva di conoscere il bene e il male con equilibrio e serenità. Tutto questo mi viene alla mente oggi mentre tolgo dal mio studio questa biblioteca che in buona parte è stato il sollievo di tanti anni di silenzio di un uomo nato per comunicare, per discutere, per confrontarsi, per vivere in mezzo alla gente. Ecco i volumi di storia, d'arte, di economia, di agraria arrivati più tardi, quasi sempre regalati e letti in mezzo all'ultimo tempo della sua vita politica. Mi hanno fatto compagnia per tanti anni, anche se di molti non ne ho affrontato la lettura. Ora li preparo per il loro ultimo viaggio per il paese che lo ha accolto e amato nei mesi di estate quando era perseguitato dal fascismo e poi rispettato con semplicità quando il mondo gli aveva offerto un posto di responsabilità grave e pesante. Li dedico a suo nome ai giovani che hanno bisogno di maestri di onestà e di dirittura morale per affrontare una vita nuova e difficile.
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