sabato 27 marzo 2021
Tra le maledizioni del Covid c'è quella di contrapporre salute ed economia, non solo nella gestione della pandemia ma anche nei destinatari dei suoi nefasti effetti. Se la crisi sanitaria ha colpito più duramente gli anziani, sono invece le generazioni più giovani a pagare il conto della crisi economica. Particolarmente preoccupanti appaiono oggi due "deserti generazionali". Il primo è il "deserto della formazione" che sono costretti ad attraversare ogni giorno milioni di bimbi e adolescenti: nei casi migliori è una formazione da remoto e a singhiozzo, troppo spesso è una formazione negata. Durante i mesi del lockdown, l'Istat ha stimato che ben 3 milioni di studenti tra i 6 e i 17 anni hanno avuto difficoltà a seguire le lezioni in modalità Dad per l'inadeguatezza dei dispositivi informatici in famiglia: questa condizione riguarda nel Mezzogiorno addirittura il 20% dei minori. Mentre i loro fratelli più grandi che frequentano l'Università faticheranno ancor più dopo il Covid a recuperare una serie di gap rispetto ai coetanei europei: primo tra tutti il ritardo nelle materie tecnico-scientifiche. Il secondo è il "deserto del lavoro e delle opportunità" in cui è immersa la generazione che va dai 25 ai 35 anni: una generazione privata prima della possibilità di accedere al mondo del lavoro per il blocco di stage e tirocini e poi privata dell'occupazione stessa, tra abbattimento delle assunzioni e crollo dei contratti a termine.
Se del "deserto generazionale" della formazione si è discusso molto, con il risultato di modificare in parte la strategia del Governo, non altrettanto può dirsi per quello del lavoro. In quest'ambito è necessario cancellare subito le strettoie del Decreto Dignità, che hanno fortemente contribuito a far crollare i contratti a termine. E poi serve mettere in campo una strategia fiscale e contributiva che renda l'assunzione dei giovani l'investimento più conveniente per le aziende che abbiano la forza di crescere o di rinnovarsi. Siamo arrivati al tempo-limite per agire, se vogliamo evitare di bruciare i talenti di un'intera generazione.
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