domenica 8 marzo 2015
Il tempo di Quaresima non manca di affacciarsi, se non altro con le metafore che suggerisce, nelle cronache di questi giorni, specie per le notizie che giungono dalle zone in cui la guerra, la violenza e l'intolleranza si ammantano di motivazioni religiose. Queste storie, per la parte di comunicazione che viene alimentata dai siti e dai blog attenti alle cose ecclesiali, continuano a stare alla pari di quelle che narrano del "Papa quotidiano": sotto ciascuno dei due argomenti ho classificato un link su cinque.Trovo perciò stimolante l'idea, messa in pratica da "ChiCercate.net", di ribaltare le cose e portare la cronaca nella Quaresima, e in particolare di farlo, ogni venerdì mattina, scrivendo una Via Crucis a partire dalla rassegna stampa (http://tinyurl.com/pkrn8xf). Idea che vanta un antecedente assai illustre: fu Giovanni Paolo II, nel 2002, a chiedere a un gruppo sceltissimo di giornalisti di religione di redigere i testi delle meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo, quella che egli stesso avrebbe presieduto al Colosseo. La stessa richiesta che quest'anno papa Francesco ha rivolto a monsignor Corti. Ogni autore (dopo Bernardelli e Di Santo, venerdì scorso l'ha firmata Gerolamo Fazzini), tra le 14 stazioni tradizionali ne sceglie 7 che siano state rivissute negli ultimi giorni in qualche angolo del mondo. Dunque Fazzini ci racconta, come è giusto, di tanti Gesù. Pronti ad accettare il disegno di Dio su di sé, come mons. Martinelli (Tripoli); calpestati nella loro dignità come la donna indiana schiavizzata per generare e partorire figli da rivendere; morti in croce come Elisa Lardani che, a Orvieto, non è sopravvissuta al parto; deposti come il vescovo cinese scomparso dopo cinquant'anni di carcere; sepolti come il barbone Willy che ha vissuto dalle parti del Vaticano, e ora in Vaticano riposa in pace. Perché «tutto quello che avete letto di uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete letto di me», dice il Signore nel Vangelo. O mi sbaglio?
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