sabato 3 settembre 2016
Era una domenica lontana, quando il notiziario, all'ora di pranzo, diede la notizia dell'efferata morte di Pier Paolo Pasolini. Sulle prime mi parve, la sua fine, legata alla sua personale vicenda affettiva. Ad Assisi ero stato nella stanza dove lui aveva deciso di dar vita al cinematografico Vangelo secondo Matteo. Ero studentello adolescente, quando, a Lodi, assistetti alla sua proiezione, con la sala presidiata dalla forza pubblica ed un gruppo di contestatori che voleva scoraggiarci quella visione. Molti anni dopo, a cena con il poeta Dario Bellezza, in Puglia, beviamo del fresco Locorotondo con chissà quale pesce. Lui mi racconta che quella sera avrebbe dovuto incontrare Pasolini per portargli un certo maglione in regalo. Mancò all'appuntamento, lasciando così tempo a Pasolini per l'ora di quella sua tragica fine. Ancora una manciata di anni e ne riparlo con Gianni D'Elia, passeggiando per il porticciolo di Rimini. D'Elia è implacabile nel sostenere la trama contro Pasolini. Così me ne convinco anch'io. Infine arriva la pubblicazione di Petrolio e la storia tremenda dell'aereo abbattuto di Enrico Mattei. Vado spesso lì a Bascapè, dove li ricordo entrambi, Mattei e Pasolini, che non si erano probabilmente mai conosciuti fra di loro. Non siamo proprio tutti dei quaquaraquà.
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