giovedì 28 aprile 2022
Già nel 1991 il Comitato nazionale per la Bioetica riconosceva che «la chirurgia dei trapianti si definisce come una sicura e insostituibile opportunità terapeutica» per offrire possibilità di vita e miglioramento della salute non altrimenti risolvibili. E questa pratica è stata disciplinata con la legge 91 del 1999.
La medicina dei trapianti d'organo (rene, fegato, cuore, pancreas...) e di tessuti (midollo, cute...) è ormai una realtà consolidata, con costanti progressi chirurgici e immunologici, una organizzazione efficiente e una normativa appropriata. Molte riflessioni etiche sono già state fatte negli ultimi decenni, ma è importante ribadire i princìpi morali che giustificano e ispirano tale prassi, a livello cristiano e civile. Solidarietà, responsabilità e giustizia, ancorati a una visione della persona come soggetto in relazione e impegnato nel reciproco aiuto, sostengono questa pratica. Il contributo professionale di medici e infermieri e l'adeguata organizzazione sono fondamentali per rendere disponibile un "bene" limitato e da offrire nel modo più trasparente ed efficace. Il tutto si esprime con il concetto della donazione, esplicita nel trapianto da vivente (ad esempio, di rene o di una porzione di fegato), prevedendo una corretta e completa informazione al donatore, valutazione clinica di rischi per chi dona e benefici per il ricevente, libertà e gratuità del gesto. Di solito tale donazione avviene nel contesto familiare o tra conoscenti da tempo. Ma può anche essere rivolta a uno "sconosciuto" – la cosiddetta donazione "samaritana" – o inserendo una coppia donatore-ricevente che abbia incompatibilità del ricevente, in un protocollo che permetta di incrociare altre coppie simili, gestito dal Centro nazionale trapianti. Per la donazione da vivente è previsto un colloquio con una Commissione di "parte terza" per verificare l'informazione, la consapevolezza e la libertà del donatore. Per il prelievo di organi e tessuti da persona deceduta, con una donazione che potremmo dire "indiretta", la riflessione etica si è concentrata sull'accertamento della morte (di solito con criteri neurologici) e già ben regolamentata nel nostro Paese; la dichiarazione di volontà che può essere espressa in vita in occasione del rilascio della carta di identità o della patente di guida, ma è anche previsto il silenzio/assenso informato; l'assegnazione degli organi a chi è in lista di attesa, secondo criteri clinici ben definiti.
La solidarietà sociale e l'impegno del sistema sanitario consentono di "recuperare" organi e tessuti per salvare la vita di molti malati o migliorarne la vita. Giovanni Paolo II ricordava, nell'agosto del 2000: «Occorre seminare nei cuori di tutti, e in particolare dei giovani, motivazioni vere e profonde che spingano a vivere nella carità fraterna, carità che si esprime anche attraverso la scelta di donare i propri organi».
Cancelliere
Pontificia Accademia per la Vita
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: