sabato 12 aprile 2014
In alto, sulla sommità della collina che sovrasta il paese di Borgo Valsugana, si alza l'antico Castel Telvana in parte ancora abitabile dai nuovi proprietari, ma le mura diroccate tutto attorno sembrano voler raccontare ancora la loro storia di eserciti, dame e cavalieri, vittorie, distruzione e morte. Più in basso, tra orti e vigneti ha il suo posto il monastero San Damiano delle madri clarisse. Il campanile chiama alla Messa della domenica la gente del paese che sale per una ripida strada per ascoltare il canto delle suore che si alza dietro la parete lignea dell'abside. Invisibili ma attente e presenti ai problemi del paese e del mondo, esse rispondono con il canto e la preghiera alle richieste di condivisione della propria pena, che tutti possono lasciare su un biglietto da porre in un contenitore sulla porta della chiesa. Le sorelle assicurano una preghiera per ognuno. Non so dire se c'è chi ottenuto ciò che desidera e va poi al convento a ringraziare. Ricevo sempre un loro pensiero per il Natale e per la Pasqua e ciò lascia nel cuore la certezza di essere ricordata ,così importante per la vita che faccio tanto distratta e povera di meditazione e di preghiera. La lettera che ricevo oggi ricorda che la liturgia di Pasqua fa loro cantare il Victimae paschali, l'inno di lode all'Agnello pasquale. Nel canto l'incedere della lode è interrotta dalla domanda che il Vangelo dice fosse fatta dagli apostoli a Maria Maddalena: «Raccontaci, Maria, cosa hai visto sulla via?». È una domanda colossale che toglie il timore che la fede non abbia niente a che fare con ciò che cade sotto i nostri sensi. L'evento della Pasqua con la risposta di Maria è dunque testimoniabile. Allora la madre superiora scrive per le consorelle e per noi un suo pensiero che mi pare ci possa accompagnare alla gioia della Pasqua: «Quanti e quante Maria Maddalena ci sono tra noi, fratelli e sorelle in umanità, che non hanno temuto la desolazione della croce e perseverando hanno visto la vita rinascere lì dove c'era morte, speranza dove c'era disperazione, pace dove era guerra, amore e perdono dove c'era odio. Forse nella liturgia come nella vita abbiamo solo bisogno di educare i nostri sensi a incontrare gli eventi e ad accorgerei di ciò che in essi ci tocca, al di là delle apparenze: educare gli occhi a vedere il Signore, le orecchie a udire la sua voce.. Dic nobis Maria quod vidisti in via?». Quante volte nei giorni difficili della nostra vita vorremmo anche noi chiedere alla donna sulla collina di Gerusalemme: Cosa hai visto, Maria? Ripetilo ancora. Se l'hai visto, allora è vero.
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