domenica 9 luglio 2017
Un'intervista al ministro Enrico Costa, comparsa domenica 2 sulla Stampa, poco diceva sui possibili sviluppi della legge cosiddetta "Cirinnà" messa a confronto con quella che in Germania definisce vero e proprio "matrimonio" le unioni tra persone omosessuali. In compenso ha fatto ricuperare l'attualità di un'altra intervista, questa volta della senatrice appena citata. Al di là delle ulteriori intenzioni in materia che Monica Cirinnà manifestava sulla
Repubblica una decina di giorni fa («E adesso diciamo sì a nozze e adozioni»), è utile considerare il linguaggio (l'"antilingua") in cui la senatrice si esprimeva, perché è quello della cosiddetta civiltà dei diritti civili.
Per quei lettori che ancora non la conoscessero, è una lingua fatta di «parole dette per non dire quello che si ha paura di dire». Per esempio, l'aborto si nasconde sotto l'«Interruzione volontaria della gravidanza» o «Ivg». Per conoscere questa lingua vale la pena raccogliere le espressioni antilinguistiche di Cirinnà. La senatrice parla subito di «matrimonio egualitario» che «muta pelle e abbatte pregiudizi» e prosegue con «stepchild» che significa figliastro, ma in inglese fa meno effetto, e con «Gpa» ovvero «gestazione per altri», che nasconde l'affitto di un utero altrui. Passando al clima politico, ecco la «componente ultraclericale» che «si oppone con forza alla "adozione coparentale"» e, in genere, alla «formazione sociale specifica destinata solo alla coppie omosessuali» (le unioni gay). Si noti che un momento prima Cirinnà aveva ricordato che l'articolo 3 della Costituzione: «Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione»: per Cirinnà questo articolo vale per i singoli cittadini ma, come si è appena visto, non per le coppie omosessuali che hanno diritti esclusivi non ammessi per gli altri.
Si parla, per esempio, del caso di «due padri, i quali per diventare genitori devono ricorrere all'utero di una "mamma portatrice"». Questo linguaggio nasconde la verità delle cose. Nell'intervista, infatti, s'incontrano alcune sorprendenti affermazioni: «Mi stupisce la battaglia contro la maternità surrogata che stanno portando avanti alcune compagne femministe. L'idea è che la surrogacy sia un nuova drammatica forma di sfruttamento delle donne». Invece queste difendono la dignità femminile. Non basta: le femministe «si sono dimenticate di quando dicevamo l'utero è mio e lo gestisco io». Già, ma con l'affitto la proprietaria non lo gestisce più liberamente. Solo alla fine Cirinnà riconosce che «sono sempre i bambini a pagare il prezzo più alto». Finalmente in "italiano".

SÌ NO NÌ
La legge antitortura accontenta tutti e nessuno. Per Il Fatto è «salva forze di polizia»; per Il Giornale «è la norma antipolizia»; e per La Repubblica «il risultato è un pasticcio». Sì, no, nì: ce n'è per tutti.
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