mercoledì 1 settembre 2021
Avete condiviso la noia di quando una coppia di neosposi vi invita a sfogliare l'album fotografico delle loro nozze? Le foto degli sposi, perché sono amici, fanno piacere, ma l'album non finisce mai e quando viene indicata una signora con un vistoso abito a fiori: «Quella è la zia Antonietta!», si ha una gran voglia di andar via. Peggio ancora se qualcuno insiste a illustrare il suo album di famiglia: genitori, nonni, bisnonni, prozii... è come visitare un cimitero di tombe altrui. Ma quando si ama una persona, si vuol conoscere tutto di lei, corpo e anima, compreso l'album degli antenati. La memoria e la vita è l'album di famiglia di Serena Elisabetta Dal Mas (Primiceri, pagine 280, euro 18). Un album che copre gli anni fra il primo e il secondo Dopoguerra, con il nonno Beniamino self-made man, il padre Alberto, tenente valoroso in Africa e poi dirigente dell'Inail, la madre Bruna, anche delicata miniaturista, l'amato fratello maggiore, Marzio. Leggere un libro è conoscere un autore e, se l'autore è bravo, lo si sente diventare amico, lo si ama. È quanto accade con Serena Elisabetta Dal Mas, docente di Italiano e Latino dal 1986 al 2007, nel Liceo Messedaglia di Verona, che ha avuto l'intelligente accorgimento di alternare in terza persona (anche quando Serena interviene di persona) i ricordi narrati dai famigliari con riquadri in corsivo con i commenti, le emozioni e le reazioni dell'autrice agli eventi stessi. Ne viene un romanzo nel quale i corsivi danno la terza dimensione alla narrazione tra cronaca e storia: di pagina in pagina si vengono a conoscere non solo i personaggi, ma Serena stessa e pian piano la sente divenire amica e quindi cresce l'interesse anche intorno ai personaggi che la riguardano. Ottimo risultato letterario. Nelle ultime pagine, l'autrice scrive: «Ho narrato la vita che è pulsata intorno a me attraverso la memoria di quanto ho sentito nel corso degli anni dalla voce, dai ricordi nitidi e sicuri di mio padre e di mia madre e sono arrivata fino al tredicesimo anno della mia vita. A questo punto, nel richiamare gli eventi successivi, il mio personale ricordo finirebbe con l'acquisire uno spazio eccessivo». E continua: «Ho ricevuto la grazia di un figlio che è vissuto molto e intensamente con i suoi nonni, ricevendo e ricambiando un grandissimo amore. Suo è un intenso patrimonio di emozioni, sentimenti, di ricordi più recenti, fino alla fine della loro esistenza terrena. So che a lui, con assoluta fiducia, passerò il testimone». Ma c'è un post-scriptum che accompagna una fotografia scattata a passo Costalunga nel 1995 da Mario [il marito] in cui compaiono Serena, Federico [il figlio], Alberto e Bruna [i genitori]. La didascalia è questa: «Mio padre aveva un estremo riserbo per quanto riguarda gli aspetti più personali e attinenti alla sfera dei sentimenti. Solo una volta, quando avevo circa vent'anni mi disse, con un tono affettuoso ma fermo: “Per capire se l'uomo che ti piace è la persona giusta da sposare, devi sentire ammirazione per lui e intuire che essa potrà durare tutta la vita”. L'ho ascoltato con fiducia e ho sposato la persona che ha scattato questa fotografia, che amo tantissimo». Applausi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI