domenica 15 giugno 2008
L'ultima sua lezione «sulla credenza» un filosofo contemporaneo «la concluse disegnando un armadio». Così una recensione del Sole-24 Ore (domenica 8) a un libro sul «Credere». Dalla recensione, però, si ricava l'impressione della ovvietà di un'analisi delle varie sfumature di significato di questo verbo, tanto che si sarebbe tentati di accantonarle tutte in quell'armadio, se non fosse per la confusione che si rileva tra credere e credenze, che discredita il credere quando esprime la fede (che però non viene nominata) come «toppa alle falle lasciate aperte dal sapere». Il credere sarebbe, dunque, «la realizzazione del pensiero debole. Si tratta di uno pseudo-sapere superficiale, ma utile» anche «se vale fino a quando non fa i conti con il sapere vero». E invece - ma non c'è spazio per spiegarlo - quando è vera fede, il credere si dimostra come l'unico sapere vero.

AUTORIDUZIONE
Il comunismo non ha mai dato peso ai sentimenti preferendo ad essi l'assolutezza della sua razionalità ideologica, che si traduceva anche in "lotta armata". Si pensi alle Brigate Rosse. E però Liberazione, «giornale comunista» (Prc), proprio alla chiave dei sentimenti fa appello (mercoledì 11) contro l'estradizione dalla Francia di una brigatista condannata all'ergastolo nel 1992 (processo "Moro ter") per l'omicidio di un poliziotto, il tentato sequestro e tentato omicidio di un magistrato, una rapina a mano armata e altri attentati. Ora una delle figlie, ai cui sentimenti vanno in ogni modo rispetto e comprensione, spiega su Liberazione «perché mia madre non deve essere estradata», essendo ormai diventata un'altra persona (faceva l'assistente sociale in un comune francese). Soprattutto, però, perché, «a 25anni di distanza dai fatti imputati» (ma non dice quali) e «dopo 15 anni di esilio di fatto, la Francia ha ceduto al populismo penale, all'ossessione sicuritaria, ad una voglia di vendetta infinita che ha perso il significato della speranza». Qui le ragioni politiche seppelliscono quelle del sentimento. Infatti Liberazione accusa l'estradizione di un «deficit di legittimità a distanza di tanti decenni», che si manifesta «congelando la personalità dei militanti di un tempo e avvalorando l'idea che l'essere non sia più un divenire, ma un semplice essere stato, cristallizzato e fossilizzato». Al di là dello stravolgimento del diritto, delle ideologie e dei 15 anni di autoriduzione dell'ergastolo, questo è solo un fin troppo scoperto tentativo di scaricarsi delle proprie responsabilità ed evitarne le conseguenze.

C'È PRIVACY E PRIVACY
Il caso del giovane viterbese cui sono state rifiutate le nozze perché sarebbero state inficiate da nullità ha scatenato i giornali, non ostante che il Vescovo di Viterbo abbia dato il buon esempio della riservatezza e assicurato che il diniego era stato deciso con «attenzione e amore» sulla base delle leggi ecclesiastiche. E così i guai (in un ambito assai delicato) di quei poveri giovani sono diventati spietato pettegolezzo nazionale. Questo mentre sui quotidiani si scatena la polemica sulle intercettazioni e sul diritto alla privacy, ma anche mentre chi è favorevole alle prime si preoccupa di non violare inutilmente la seconda. Preoccupazione che, ovviamente, non vale quando si tratta di sesso e di Chiesa.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: