sabato 29 ottobre 2016
L'occasione per reincontrare Renzo Libenzi è il "Simposio" organizzato da Askesis, un momento di formazione particolarissimo durante il quale, proprio come nell'antichità, il piacere di stare assieme e il confronto creano i presupposti per un apprendimento fecondo. Renzo è il Direttore Generale del Gruppo Loccioni, azienda leader nel mondo nei sistemi di misurazione; un'eccellenza divenuta icona dell'innovazione sociale al servizio del "sistema" impresa. Questa loro storia è al centro della sua testimonianza al "Simposio", perché gli imprenditori e i manager presenti possano ascoltare cosa significhi concretamente essere un'azienda legata al territorio e quali risultati possa determinare questo rapporto virtuoso.
«Parlare oggi di questo tema è una sfida perché devo riuscire a raccontare in poco tempo ciò che il fondatore, Enrico Loccioni, fa da sempre e chiede a tutti noi di fare. L'azienda è nata nel 1968 e oggi è una multinazionale con il cuore nelle Marche ma presente in 40 paesi nel mondo. Chi vi lavora da anni però tocca quotidianamente con mano come i principi che hanno permesso la nostra crescita siano rimasti gli stessi degli inizi: il sentirsi parte integrante di un territorio splendido come quello marchigiano; il desiderio di rendere un "pezzo" di mondo migliore di come l'abbiamo trovato; la certezza che l'azienda è un "sistema" in continua evoluzione, che vuole e deve creare valore grazie alle persone che ne fanno parte." Ascolto Renzo mentre prosegue nel suo racconto e rimango esterrefatto per tutto ciò che hanno saputo realizzare a favore di un bene comune più grande e di quanto questo venga riconosciuto da tutti coloro che ne vengono "contagiati": collaboratori, clienti, fornitori e quel "portatore d'interesse" strategico che per Loccioni è la comunità locale, il territorio.
«Abbiamo sviluppato tante esperienze positive – riprende Renzo – ma una ci rappresenta in modo particolare: il lavoro assiduo che facciamo da anni con il mondo della scuola. Anche lo scorso anno abbiamo aperto le porte dell'azienda a circa 9.000 persone, in gran parte giovani alle prese con il loro percorso scolastico, dalle scuole medie all'Università. A tutti loro abbiamo voluto mandare un messaggio forte rispetto al significato del lavoro che per noi è momento di gioia e di crescita personale. Per fare ciò abbiamo sviluppato progetti di alternanza scuola/lavoro ben prima della riforma, organizzando in azienda incontri, workshop e laboratori di ogni tipo e dando grande rilievo anche alle scuole elementari perché riteniamo che proprio partendo da lì si possa costruire un approccio positivo al mondo del lavoro. Ci sono stati di grandissimo aiuto i docenti delle scuole divenuti fin da subito i nostri primi sponsor e parte attiva dei progetti accanto ai nostri collaboratori, a partire da quelli più "anziani", perché quando si è a fine carriera serve "regalare" ad altri la ricchezza che la vita ti ha regalato. Un progetto che ci ha dato grandi soddisfazioni perché ha saputo creare nel tempo relazioni di reciprocità tra noi, il territorio e le generazioni».
Oggi si parla spesso di Capitale fiduciario e la loro storia ci sfida a renderci conto di quanto sia possibile crearlo quasi "magicamente" quando le persone comprendono la bellezza di un progetto lavorativo che travalica il lavoro stesso per generare altro valore. Guardo i partecipanti al "Simposio" mentre lo ringraziano della testimonianza e scruto il loro sguardo attonito e compiaciuto. Hanno chiaro che è tutto vero, tutto possibile…
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