giovedì 18 novembre 2021
Quattro mesi fa tutti purosangue, oggi tutti ronzini. L'Italia ripiomba nello psicodramma azzurro, con la Nazionale nel pantano degli spareggi. Ritornano i fantasmi del 2017 e non a caso il vocabolo più ricorrente nei titoli del giorno dopo (16/11) è incubo. “Stampa”: «Italia da incubo». “Gazzetta”: «Che incubo». “Libero”: «L'Italia rivive l'incubo». “Giornale”: «Italia, è un altro incubo mondiale». Il “Corriere” sembra smarcarsi: «L'Italia delude» e «Finita la magia», ma nel preocchiello lampeggia «Incubo».
Ieri su, oggi giù, a velocità siderale. Curiose assonanze tra “Repubblica” e “Fatto”. Gabriele Romagnoli (“Repubblica”, 17/11, titolo: «Le montagne di Mancini») scrive appunto di montagne italiane, che sono «come le montagne russe, ma con un dislivello maggiore e ravvicinato (...). Gli eroi durano un giorno, poi scadono». Come mozzarelle. Eppure mai disperare: Mancini «ora è lì, a uno-due passi dal vuoto, ma gli basterà scavalcarlo con due vittorie e risalirà in vetta alle montagne italiane». Le montagne di Romagnoli diventano un carro per Roberto Beccantini (“Fatto”, 17/11): «L'Irlanda del Nord ci ha buttati giù dal pero. C'eravamo tanto amati, per quattro mesi e forse più. Poi più. Succede spesso, da noi. Si sale e si scende dal carro con lucida perfidia, un po' traditi un po' traditori per non dare nell'occhio».
«Saranno mesi lunghi e carichi di tensione», annota Alessandro Bocci (“Repubblica”, 17/11). Bella scoperta. «L'Italia di Mancini si augura di risvegliarsi a marzo» come la bella addormentata, spera Tony Damascelli (“Giornale”, 17/11), anche se di prìncipi – azzurri, va da sé – all'orizzonte pedatorio non se ne vedono. Infine Aldo Cazzullo (“Corriere”, 17/11) ripropone l'eterna metafora del “calcio come la vita”: «Non è certo che noi italiani (...) diamo il meglio di noi stessi nei momenti difficili. Di sicuro diamo il peggio quando ci sentiamo troppo sicuri. Quando pensiamo che ormai sia fatta». Quindi alleniamoci duro. E vacciniamoci in massa.
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