domenica 28 ottobre 2012
Il Sinodo, che oggi termina, sveglia finalmente i due estremi del progressismo e del conservatorismo religioso: un campione della "laicità" come Eugenio Scalfari e uno del tradizionalismo come il "due senza" Alessandro Gnocchi-Mario Palmaro, che voga senza timoniere nel mare dell'ante-Concilio. Il primo (Repubblica, giovedì 25) tira le somme del lavoro dei vescovi, dà loro qualche lezione e conclude che «l'istituzione Chiesa ha preservato la predicazione e la pastoralità per duemila anni [… che però sono] responsabili della secolarizzazione e dell'allontanamento dell'Europa dall'icona del Cristo crocifisso e poi risorto. Se proprio l'Europa è diventata terra di missione e di evangelizzazione, un motivo ci sarà». Subito dopo, però e a sua insaputa, Scalfari si smentisce e sposta l'accusa sulla "modernità", centrando ora l'obiettivo: la modernità è «un'epoca che ha combattuto l'assoluto mettendo al suo posto il relativismo. Ha detronizzato la metafisica, ha sottolineato l'autonomia della coscienza e il desiderio della conoscenza. Ha affidato l'etica all'autonoma responsabilità dell'individuo». Sul versante opposto il "due senza" di cui sopra (Il Foglio, venerdì 26) ripete che «solo la Tradizione ci salverà» negando – se ne deduce – ogni valore allo stare della Chiesa nella storia e nel tempo, come Nostro Signore, che quando si fece uomo non mutò «uno jota della legge antica» (Mt 5,18), anche se Isaia aveva promesso «nuovi cieli e nuova terra» (65,17). I due vogatori si aggrappano alle citazioni di G.K. Chesterton, di Charles Peguy, di Honoré de Balzac e ricorrono al «meno tradizionale dei gentiluomini di Balzac o degli operai di Peguy», che «era più impregnato di sensus Traditionis del più tradizionalista dei tradizionalisti di oggi». Si sa: i vogatori guardano sempre all'indietro, ma per fortuna, anche se si muovono a rovescio, prima o poi arriveranno al traguardo.IN ATTESA DI RISPOSTASenza vita non esiste etica, allora perché la tautologia di "bioetica"? A che serve il prefisso "bio"? La scrittrice Elena Loewenthal pone questi e altri analoghi quesiti in un libro, "Vita", di cui La Stampa (stesso giorno) ha anticipato alcune pagine. «Quale etica non riguarda, non coinvolge la vita? Di che parliamo, se non di vita, quando parliamo di etica?». Più che giusto, ma allora può esistere un'etica che nega la vita? Modernisti e laicisti propugnano il pluralismo etico e legittimano aborto, contraccezione, pillole postcoitali, eutanasia, eugenetica, manipolazioni embrionali, clonazioni, droga… Nelle poche pagine note del libro non c'è l'unica risposta possibile: nulla giustifica un'etica o, peggio, un "diritto" di negare la vita. La cercheremo nelle pagine successive.DEMOCRAZIA ATEA?Per l'astrofisica Margherita Hack, combattiva signora di 90 anni, l'Italia è «un Paese in via di sottosviluppo». In un'intervista a Pubblico giornale (venerdì 26), spiega «quali sono le cose per cui vale la pena ancora di combattere». Eccole: «Quelle basate su un'esistenza atea, priva di alcuna religione. Credo in tutto ciò che ha una base scientifica, credo nella materia, non credo in Dio, nell'anima o nell'aldilà» eccetera. Per "portare avanti" questi suoi "valori" si è candidata, per le elezioni del 2013, nel partito "Democrazia Atea". Dopodiché necessita capire che cosa significhino "valori" e "sottosviluppo".
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