venerdì 23 agosto 2019
In Puglia si coltiva anche il "pomodoro solidale". È il progetto "Sfruttazero", lanciato sei anni fa dalle associazioni Solidaria di Bari e Diritti a Sud di Nardò. Il cosiddetto oro rosso, che spesso racconta storie di caporalato e sopraffazione, diventa simbolo di emancipazione, legalità e speranza per il futuro. È nata in questo modo una filiera etica e "pulita" del pomodoro, dalla semina alla trasformazione, con un prodotto di qualità e senza sfruttamento del lavoro. Quest'anno l'iniziativa ha anche un valore socio-politico perché – sottolineano gli attivisti – «è una forma di dissenso di fronte alla disumanità del decreto Sicurezza bis approvato un paio di settimane fa dal Senato». Il progetto di tipo cooperativo e mutualistico vede protagonisti contadini del posto, migranti, giovani disoccupati e precari che lavorano insieme, si organizzano e programmano l'attività produttiva senza avere padroni. La passata di pomodoro che proviene da colture agroecologiche ha un vero significato di inclusione sociale e lavorativa. Per la nuova stagione di raccolta, tuttora in corso, nei campi di Bari e Nardò le due associazioni hanno piantato circa 30mila piantine di pomodori, contrattualizzando 30 tra italiani e africani.
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