martedì 22 ottobre 2019
Venerdì scorso (“Osservatore Romano”, p. 5) Silvia Guidi: «Storia di un ossimoro». Sul nuovo libro del cardinale Gianfranco Ravasi dal titolo “Santa violenza”, e «volutamente fastidioso per attirare l'attenzione» che rievoca molti «passi biblici sconcertanti e “scandalosi”». Una «collezione» di cui non di frequente siamo portati a occuparci. Libro contro corrente: può servire a chi esalta la storia della nostra Chiesa come fatta solo di luce e maestria esclusiva... Ma anche un'imprudente memoria per la quiete della nostra buona coscienza? Ci penso su, ma quel foglio resta sul mio tavolo fino a domenica, quando nella Santa Messa sento la voce squillante della lettrice della prima lettura che racconta la lunga e faticosa «preghiera» di Mosè sul monte, «a braccia levate» mentre Giosuè combatte nella valle. Preghiera esaudita, come racconta il lieto fine della battaglia: «Le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalec e il suo popolo». Finito? No! Seguono 6 parole: «Passandoli poi a fil di spada»! Nell'omelia del celebrante il richiamo sempre opportuno è alla vita di preghiera. Inopportuno il libro di Ravasi? Inopportuna la citazione biblica in una Messa ove la vittima è Cristo stesso? Risposta libera. Forse né l'uno né l'altra! Potrà servire però a qualche fratello di fede che continua a rimpiangere un passato che per fortuna è passato, e di esso magari predilige i toni superbi e anche violenti. E quell'«a fil di spada» mi ricorda qualche data triste della nostra storia di Chiesa come realtà umana non illuminata dallo Spirito Santo. Nel 1572 a chi chiedeva cosa fare degli Ugonotti, quindi nemici da uccidere, per distinguerli dai poveri cittadini la risposta poco cattolica fu questa: «Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i Suoi!». Memoria sempre opportuna!
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