mercoledì 19 giugno 2013
Qui nei secoli ne hanno visto di tutti i colori. Non sembra gente disposta ad accendersi, nella città nel luogo più basso del mondo, nell'aria che trema di calore e fiacca sotto il livello del mare. Sotto il livello del cuore.Ad un certo punto mentre camminano nella via principale della città verso la sinagoga, Gesù si ferma e alza lo sguardo a un uomo che si è arrampicato di sghembo su un sicomoro. È un uomo basso di statura, abbarbicato in modo buffo. Il suo nome – mormora la gente intorno quando Gesù si rivolge a lui – è Zaccheo. Un uomo odiato, un esattore di tasse. Uno che fa la cresta. Sa come vessare i poveri e come blandire i ricchi. Ha un tenore di vita che non si addice a un funzionario. Nessuno crede mai a una sola parola che pronuncia. Si gode la vita, circondato dall'antipatia. Ma ora è impacciato con vesti di buona fattura sull'albero. Gesù sorride guardandolo. Quello non sa cosa dire. Matteo si avvicina all'orecchio di Gesù e gli dice di chi si tratta. Intorno la gente si è fatta muta. Proprio con quel furfante si ferma a parlare?.«Posso venire a casa tua?» La domanda sale nella mente di Zaccheo come uno stridio di cicala nel grande torrido.Bofonchia confusamente un assenso, cerca con gli occhi qualcuno che lo aiuti a scendere. Come diavolo era arrivato lassù?
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