sabato 1 agosto 2020
Un altro passo avanti per contrastare il caporalato, a cinque anni dalla scomparsa di Paola Clemente, la 49enne bracciante di San Giorgio Jonico morta di fatica sotto il sole cocente mentre lavorava all'acinellatura dell'uva nelle campagne di Andria. Da oggi cinquanta braccianti pugliesi e lucane, fino a ieri vittime di sfruttamento e della moderna schiavitù, saranno coinvolte nella prima filiera bio-etica. Potranno finalmente lavorare in forza di un contratto regolare avendo a disposizione un alloggio oltre al trasporto gratuito e sicuro verso i campi. Il progetto "Donne braccianti contro il caporalato" è frutto dell'intesa tra l'associazione internazionale No Cap impegnata nel promuovere e valorizzare le aziende agricole che rispettano la legalità e i diritti dei lavoratori, il Gruppo Megamark di Trani (leader della distribuzione moderna nel Mezzogiorno) e Rete Perlaterra. Le lavoratrici del metapontino raccoglieranno uva da tavola biologica nelle terre di Ginosa (Taranto), successivamente confezionata nell'impianto di Aba Bio Mediterranea di Policoro (Matera) e distribuita dal Gruppo Megamark nei supermercati con il bollino "Nocap" e il marchio etico e di qualità "Iamme". Una "rivoluzione" per un territorio, in cui si stima siano oltre 30mila le donne braccianti sfruttate nelle campagne.
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