domenica 7 febbraio 2010
«Quantum mutatus ab illo!» (che cambiamento forte)! Ieri rimbalzava perfino in questa pagina, nella severa risposta del direttore, lo sproposito di Umberto Veronesi, «La religione non fa ragionare» ("La Stampa", 5/2, p. 21) e "Il Giornale" (p. 1), che però l'accompagnava con un'opportuna critica di Giorgio Israel. Si potrebbe anche aggiungere una risata, o l'equivalente di un giro attorno al personaggio, come il giovanotto che aveva sentito Zenone di Elea affermare che «il movimento non esiste». Invece no. Si potrebbe anche rimbrottare il professore " lo conobbi anni fa a Mixer, preparando un suo "Faccia a Faccia" con Giovanni Minoli, ma allora faceva l'oncologo e non il guru acrobata alla moda relativista di oggi "- rinviandolo alla serie di ragionatori illustri, da san Paolo a sant'Agostino, da Galileo perfino allo stesso Darwin, religiosi e credenti. Invece no. Qui e ora vorrei solo suggerirgli di dare una sbirciatina alla "Summa Theologica" di san Tommaso d'Aquino, preparata con 20 anni di lavoro in 35 volumi sul testo latino e italiano da p. Tito Centi, domenicano che ho conosciuto di persona, opera che ora è integralmente su Internet. Lì, da sette secoli e mezzo è tutta un'esaltazione simultanea di «religione» come fede cristiana e «ragione» come ricerca appassionata e insaziabile della verità, di ogni verità, umana e divina. Ci provi, professore, e ci pensi su. Non importa che poi ci dica i suoi pensieri, ma le servirà. Del resto, sempre su "La Stampa", accanto alla sua sortita, leggo un titolo forte: «Dallo stato vegetativo si può comunicare». I lettori di Avvenire, del resto, lo sanno già: c'è sempre, e per tutti, speranza di cambiamento.
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