venerdì 27 febbraio 2004
Si sa, a "Repubblica" la religione cattolica non sta in simpatia. Difficile trovare qualche pezzo che sia d'accordo con quanto cattolici in genere, vescovi e Papa possano proporre o dire. E' libertà. Il vecchio filone illuminista, poi giacobino, poi genericamente laico, nel senso di laicista, oggi ingloba anche molti reduci del marxismo ideologico, ed ha sempre visto Chiesa e preti come concorrenti, e quindi avversari. Ma talora pare difficile spiegare il perché di questa ostilità. Perché, p. es. mercoledì, paginone di "Cultura", per un'intervista interessante e complessa di Antonio Monda a Toni Morrison, Nobel per la letteratura 1993, c'è il titolone provocatorio, "Dio non è un padre", che la storpia e la umilia? E perché ieri, prima pagina, ancora grosso titolo, "La stanza vuota delle tre religioni", come una dichiarazione di fallimento universale, per un Pietro Citati già di suo pieno di contraddizioni, che dichiara "non sono affatto uno specialista, ma un dilettante di cose sacre", eppure scrive due pagine intere con sfilza di banalità, p. es. che "se una volta siamo stati creati da Dio oppure lo abbiamo creato noi, la differenza è irrilevante"? E la cosa va avanti con errori di punteggiatura e un paio di refusi, in un minestrone generico tra le tre religioni, Ebraismo, Cristianesimo e Islàm, pur dichiarate "vuote" dal titolo? Con in più una impagabile entusiasta citazione di S. Agostino che, per Citati, riflettendo su Dio Padre, Allàh e Jahvé, diceva: "tutti e tre sono altissimi et secretissimi, proximi et praesentissimi". Domanda: come faceva S. Agostino, morto nel 430, a parlare di Allàh due secoli prima di Maometto? Misteri: Citati e l'antireligione di "Repubblica""
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