martedì 10 settembre 2019
Pagine feconde che portano altro, idee che ne provocano altre preziose, richiami che suscitano eco non solo nella mente. Càpitano per fortuna anche nella quotidianità. Prezioso esempio recente sul "Sole 24 ore" (25/8, p. 20) con riflessione autorevole di Franco Cardini sotto un titolo che provoca in avanti e in profondo: «Ripensare l'antica coppia d'amore e morte». Lo storico parla di un mistico musulmano del 12º secolo. Leggi, impari, e per conto tuo ti soffermi a riflettere su questa "coppia": in greco Eros e Thànatos.
Un pensiero che ti fa bene, tra trepidazione e serenità, ma torna a provocarti sabato scorso con un singolare richiamo di cronaca dal Madagascar, ove papa Francesco parlando a braccio, fratello e pastore, alle monache contemplative ha colto l'occasione per ricordare a tutti l'esempio toccante della loro consorella Teresa di Lisieux, semplice ragazza di fine secolo XIX, morta a 24 anni e
oggi non solo Santa, ma "Protettrice" della Francia come santa Giovanna d'Arco, "patrona" di tutte le missioni cattoliche come san Francesco Saverio e addirittura – dal 1997 – Dottore della Chiesa, terza donna in duemila anni... Finito? No! Benedetto XVI, che di teologia si intende come pochi, nel 2012 l'ha definita «maestra dei teologi».
Ma che c'entra questa ragazza normanna col tema universale di amore e morte? C'entra! Lei, morta a soli 24 anni, come suo ultimo scritto ha prodotto un lungo componimento poetico, "Vivre d'amour" dove vita d'amore e morte d'amore sono viste in un abbraccio unico e – salto vertiginoso tutto suo! – l'Amore non è altro che la stessa realtà di Dio, donato in Gesù Cristo e rivelato nel mistero trinitario, che pervade la nostra umanità e la trasforma in Sé... Morte e vita, anzi vita e morte diventano un unico atto di libertà che trasforma e dà sapore e valore infinito a ogni nostra realtà creata ove – parola di Teresa stessa - «tutto è Grazia».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI