venerdì 6 luglio 2018
Già prima che Giovanni scrivesse il suo vangelo l'idea della centralità di Gesù nella creazione era chiara nella prima comunità cristiana. Paolo apre la lettera ai colossesi con un inno celebrativo nei confronti di Gesù per il quale spende questa luminosa definizione: «Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione». Quando il figlio viene uomo in mezzo agli uomini porta con sé un messaggio su Dio e uno sul creato. Il messaggio su Dio è che la sua invisibilità è ormai superata dal ritratto più somigliante di sé che egli potesse inviarci, il proprio Figlio che nella sua stessa umanità pone il Padre sotto lo sguardo degli uomini. Dio ormai è osservabile e non solo in quella immagine di sé in base alla quale decise di creare l'uomo (Gen1,26-27) ma ancora di più in quell'icona (il termine che troviamo qui è il medesimo di Genesi in greco) che è il suo Figlio fatto uomo. La novità che viene proposta è che Gesù è il primogenito della creazione. Tra lui e tutto ciò che è creato c'è una solidarietà che si chiama fraternità. Il legame più bello che può vigere tra gli esseri umani è quello che vale anche tra Gesù e il creato. Ci vuole un occhio di riguardo per scoprire questa solidarietà fraterna tra il primogenito e la creazione. Ferma e sicura essa non appare che nella luce della fede.
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