sabato 11 aprile 2009
Mai come questo anno la Pasqua chiede di essere di resurrezione dopo il lutto, il pianto e il coraggio del popolo degli Abruzzi.
Perdere la casa, il primo bene di cui abbiamo bisogno quando iniziamo la vita, quando facciamo i nostri progetti per una nuova famiglia, quando anziani chiediamo sicurezza! Tutto questo a tante famiglie è stato tolto in pochi attimi, lasciando poi nel cuore di chi si è salvato l'incertezza per un futuro che appare sospeso per sempre nel vuoto. Unito poi al dolore della perdita di parenti e amici, è reso più duro alla vista delle bare messe una accanto all'altra quasi in processione verso un mondo che non sappiamo come immaginare, né definire. E poi quando, passata la paura, il dolore avrà trovato il suo posto nel silenzio del cuore, sopra tutto vivrà la malinconia e il rimpianto. Ritorneranno in mente tante piccole cose che fanno parte della nostra vita: una foto, un piatto, dei libri, un vaso fiorito, un muro dipinto, il letto che ha visto il nostro sonno. Il terremoto resterà per molto tempo negli occhi dei bambini anche se non avranno capito cosa è stato, pur avendo avuto l'attenzione maggiore da parte dei soccorritori e dei volontari accorsi da tutto il Paese. L'Italia si è dimostrata quella che è nella sua realtà più profonda, un Paese dove la solidarietà non è fatta di parole, dove l'ordine e l'organizzazione dei soccorsi ha aiutato il popolo dignitoso e forte degli Abruzzi ad affrontare questo momento così difficile. Un momento fatto di mille scosse che avrebbe fatto cadere nella disperazione gente meno composta e silenziosa. Ora tocca a noi ricordarci che la città dell'Aquila e i paesi colpiti hanno bisogno di non essere dimenticati, ma richiedono il sostegno costante di tutti affinché la loro Resurrezione non venga trascinata lungo gli anni e si spenga nell'oblio. Approfittiamo di questo periodo pasquale quando l'animo sente di più l'attaccamento alla vita, quando si cerca, come le foglie nuove delle piante, di rinnovare anche noi qualcosa del nostro aspetto fisico e ci si concede di respirare più a fondo, mentre è dato maggiore spazio alla speranza. Usiamo questa primavera che forza la natura a riprendere vita, per rinnovare la nostra solidarietà con ogni mezzo ci è possibile, soprattutto inviando denaro dove ci è stato più volte suggerito, affinché arrivi a questi nostri fratelli il nostro abbraccio non solo oggi, ma nei primi anni che seguiranno, i più difficili da sopportare. Nella Pasqua di domani facciamo che nella nostra tavola ci sia, anche solo nel pensiero, un posto per uno di loro. Al resto del mondo vogliamo ricordare che i monumenti d'Abruzzo e le sue meravigliose chiese aspettano l'aiuto di chi ha goduto della loro storia e della loro bellezza.
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