sabato 19 luglio 2014
Ci sono storie di cuoio che riconciliano con l'intronata routine del pallone, sempre più leggero. È la storia del talentuoso portiere dell'Udinese, Simone Scuffet. Un predestinato già dal cognome, doppia “ff” come il suo illustre predecessore Dino Zoff e l'altro campione del mondo Gigi Buffon. Simone il 1° febbraio scorso, a 17 anni 8 mesi e un giorno, ha debuttato in Serie A. Dal 31 maggio è diventato maggiorenne e anche il pezzo più pregiato sul mercato per il club friulano che l'aveva già piazzato ai campioni di Spagna dell'Atletico Madrid, per la bella cifra di 9 milioni di euro. Per Scuffet a Madrid era già pronto un contratto quinquennale da 900mila euro a stagione (a Udine ne guadagna 300mila), ma lui, in accordo con i suoi “procuratori” di saggezza, i genitori, ha detto: «No grazie, ripassate l'anno prossimo, dopo la maturità». Avete capito bene, il ragazzo di Remanzacco serenamente ha deciso, assieme ai genitori – mamma Donatella fa la casalinga e papà Fabrizio è il bidello della scuola – di rinunciare, perché prima di tutto viene il diploma di ragioniere. In un Paese in cui il 99% dei genitori con figli calciatori sogna che il proprio pargolo diventi un Balotelli o un Totti, piuttosto che medico o professore di liceo, la scelta di Simone e della sua famiglia meriterebbe di essere premiata al Pallone d'Oro, per la “rara esemplarità”. Del resto, il suo ex allenatore, Francesco Guidolin, il giorno in cui debuttò in Serie A disse: «Simone è il figlio che ogni genitore vorrebbe». Come dargli torto.
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