martedì 13 novembre 2012
Domenica qui – “Primo Piano” – tutta pagina 5 dedicata al latino. Benedetto XVI ha istituito l'Accademia della latinità, che dipende dal dicastero della Cultura, e dunque lì la Lettera papale, lo Statuto dell'Accademia e due pareri autorevoli: il neosegretario don Roberto Spataro e il notissimo latinista e grecista Luciano Canfora, notoriamente lontano da posizioni religiose, con un bel ragionamento, più positivo di ogni attesa. Egli infatti auspica il «recupero» anche del greco classico, e afferma che il latino «sia come lingua scritta che parlata» è «patrimonio eccezionale della Chiesa» cui va la gratitudine di ogni uomo di cultura. Stesso giorno sull'“Osservatore”, ampia intervista di Silvia Guidi al professor Ivano Dionigi, neopresidente dell'Accademia, e di recente ho letto, sempre lì, un bell'intervento del professor Manlio Simonetti, emerito della cattedra di Latino dell'Università di Roma e uno dei più grandi esperti di Letteratura cristiana antica. Ho avuto la fortuna di studiare filosofia e teologia con docenti che – anche per necessità dell'uditorio, di tante lingue madri – insegnavano splendidamente in latino, e per qualche tempo l'ho fatto anch'io. E allora? Nostalgie? No, senso della realtà e del valore di certe cose. E qui solo un ricordo sorridente. Il 7 marzo del 1965 per la prima volta ci furono delle parti della liturgia in italiano e, a Roma, all'edicola davanti alla chiesa della Natività in via Gallia, una matura signora guardando la pubblicità esposta de “Il Pensiero Nazionale” con titolone campeggiante, «Tu es Petrus!», commentava così: «Tu e (sic!) Pietro. Però, com'era bella la messa in Latino!» Un sorriso: viva la rinascita del latino, e anche la bellezza della liturgia in italiano!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI