martedì 18 febbraio 2020
Leggo (“Sole 24Ore”, 9/2, p. 1) che Riccardo Bacchelli sosteneva che «gli stupidi, non fosse altro per il numero, impressionano». Talora però in pagina impressiona la qualità. Stessa data (“L'Espresso”, pp. 69-72) lunga intervista ad Ali Ahmad Said Isbir – più noto come Adonis, scrittore arabo carico di Premi internazionali – la cui tesi centrale è il rifiuto totale di ogni religione, in specie di ogni monoteismo: ebraismo, cristianesimo e islam tutti mortiferi e come tali rifiutati! È libertà, ma la motivazione personale mette insieme il fatto che lo scrittore risiede in Francia e che gli ideali della rivoluzione francese, quella “per eccellenza”, sono per lui gli unici degni dell'umanità. Con tutto il rispetto, sorprende l'anatema universale con pretesa di laicità e di “Genio” assoluto, che dall'alto della sua magnifica autocoscienza pare guardare il mondo con il binocolo rovesciato, e allora piccolo piccolo... Tanta storia, tanta letteratura, tanta poesia, tanta architettura, tanta arte di ogni tipo sconfessate in un colpo solo da Adonis che ci offre la sua visione personale come fosse la nuova e definitiva religione, pesante come pietra tombale su 4.000 anni di storia. Così non è, secondo qualche miliardo di essere umani in ritardo, visto che non sono ancora arrivati a questo rifiuto totale. E in tema mi sorprende (“Il Giornale” 6/2, p. 31) una nota interessante di Francesco Perfetti: «Così Kant ha inventato la ragion secolare, ma salvando la religione. Il pensatore di Koenigsberg fissa i limiti del pensiero rispetto alla fede nel divino». Ecco la differenza: Kant ha il senso dei limiti del pensiero, suo e altrui, Adonis vede solo il suo pensiero, e quando osserva se stesso gira il binocolo e si vede più grande. Peccato, per il gran poeta.
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