sabato 29 settembre 2018
“Espresso” (23/9, pp. 34-37): Giuseppe Genna, scrittore noto in rete per «ibridazione di generi letterari omogenei» proclama fin dal titolo: “Così si spegne la Chiesa”! Una candela arrivata alla fine e con pretesa di sentenza finale: «Si spegne»! E' sicuro, Genna: «La storia dei papati più recenti lascia a bocca aperta». Lui però la sua l'ha richiusa subito per riaprirla a voce alta con il verdetto: «Si spegne»! Ovvio? Sì, come tante sentenze di tempi precedenti, molti: anzi tutti... Evidenze: dai tempi di Alarico, o di Attila, o del Sacco di Roma, o dei Papi prigionieri di Napoleone e in esilio a Fontainebleau, o dai tempi di Porta Pia... L'inizio della fine è stato un copione replicato tante volte, e non solo come fine del potere temporale, ma di tanto altro, in sostanza di tutto. Il vizio della profezia stavolta poggia sulla “candela” che si spegne, per l'Autore quasi a imitare i sagrestani che al tempo della sua infanzia dopo le liturgie passavano a soffocare la fiamma, ma stavolta arriva in multi/pagina, nel caso come uno sguardo col binocolo rovesciato. Dopo aver raccontato in un mare di ricordi i suoi giovanili «vagabondaggi in ogni chiesa» che oggi ormai è «muta e indifferente», lui evoca una vecchina «novantenne» nostalgica del passato e avverte che in realtà anche Papa Francesco è «letteralmente disperato» per la mancanza di preti e in fondo per il «silenzio di Dio». Infatti ormai «la Chiesa è nel mondo e pure del mondo», contraddizione evidente col Vangelo. Si spegne, la Chiesa? L'hanno detto in tanti. Uno degli ultimi più noti si chiamava Napoleone, che annunciò: «In venti anni avrò distrutto la Chiesa». Sono passati due secoli abbondanti... E allora? Allora – detto tra noi – se uno si crede Napoleone può permettersi tutto, anche di vedere spente le candele che – però – testarde – restano ancora accese, e a toccarle bruciano davvero.
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